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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2014 alle ore 10:15.
L'ultima modifica è del 15 novembre 2014 alle ore 10:17.

Barack Obama ha rilanciato questa mattina a Brisbane sull'ambiente, anche se il Primo Ministro australiano Tony Abbott aveva chiarito che le questioni ambientali non avrebbero fatto parte di un'agenda dedicata soprattutto al rilancio della crescita. Ma qui a Brisbane, alla Queensland University, all'interno di un campus universitario non dissimile da quelli americani e davanti ad alcune migliaia di studenti assiepati nell'aula magna dell'universtia', Obama, in un importante discorso sulla ledership americana nel Pacifico, ha annunciato un contributo di 3 miliardi di dollari per aiutare i paesi piu' poveri a procedere con riforme per il controllo delle emissioni di Co2 e per l'adozione di risorse energetiche alternative e rinnovabili.
Il contributo americano sara' destinato al Green Climate Funds, una istituzione creata lo scorso anno dalle Nazioni Unite, con sede in Corea del Sud, per aiutare i paesi piu' poveri ad adottare modifiche per l'utilizzo di energia pulita. I fondi promessi da Obama si aggiungono ai 2,5 miliardi di dollari in fondi ambientali che Washington aveva gia' donato a partire dal 2005 per i paesi piu' poveri. Non e' chiaro se i nuovi 3 miliardi di dollari sono gia' stati stanziati o dovranno ottenere l'approvazione del Congresso repubblicano. Da Washington i commenti dell'opposizione sulle indiscrezioni in arrivo dalla Casa Bianca sono stati caustici.
Di certo l'annuncio atteso fa parte della strategia di Obama che punta al rilancio della sua leadership sui temi a lui piu' cari, l'ambiente e' certamente uno di questi. Dopo l'annuncio di qualche giorno fa in Cina, ai margini del vertice APEC, per una riduzione congiunta delle emissioni, questo annuncio contribuira' a rilanciare i lavori che porteranno al vertice sull'ambiente di Parigi fissato per l'aprile del 2015. A Pechino, Cina e Stati Uniti, che rappresentano il 45% di tutte le emissioni mondiale di Co2 hanno firmato un accordo molto dettagliato. La Cina ha accettato di raggiungere il picco delle emissioni di Co2 nel 2030 per poi stabilizzarle e ridurle. Per il 2030 Pechino aumentera' anche al 20% del fabbisogno energetico l'utilizzo di risorse rinnovabili. L'America ridurra' invece fra il 26 e il 28% le emissioni totali di Co2 entro il 2025 con l'obiettivo di riportare le emissioni sui livelli del 2005.
Ma la questione climatica diventera' anche uno degli argomenti centrali della campagna elettorale del 2016. E Obama in questo modo contribuisce a spianare la strada per Hillary Clinton, creando non a caso un contenzioso coi repubblicani e dimostrando allo stesso tempo di essere in grado di prendere l'iniziativa nonostante la sconfitta elettorale del 4 novembre scorso.
Del resto fu la stessa Hillary ad annunciare durante il Vertice sull'ambiente di Copenhagen che gli Stati Uniti avrebbero aiutato a convogliare 100 miliardi di dollari attraverso progetto Public/Private fatto da fondi pubblici come quelli annunciati oggi e di investimenti privati per aiutare i paesi piu' poveri a sostenere i costi impliciti nella trasformazione.
Ma forse Obama andra' oltre: come reagira' alla sfida repubblicana che ha approvato ieri un progetto di legge per finanziare la costruzione del progetto Keystone, un condotto che porterà' dal Canada fino al Golfo del Messico forniture canadesi di petrolio e gas naturale. Le forniture potrebbero essere destinate anche all'esportazione e potrebbero avere una valenza strategica per contrastare la dipendenza dell'Europa dalle forniture dalla Russia o dal Nord Africa. Obama e' contrario a Keystone e le indiscrezioni anticipano che quando il progetto arriverà' al Senato Harry Reid il capo della maggioranza democratica fino a gennaio quando ci sara' il cambio della guardia chiederà' ai suoi di votare contro. Obama inoltre in caso di passaggio del progetto anche in questa sessione potrebbe ricorrere al veto presidenziale. La cosa sarebbe coerente con la sua posizione sull'ambiente contraria a un aumento dell'offerta delle risorse fossili, ma in contraddizione con il suo progetto per un rilancio di investimenti infrastrutturali che aiuteranno il rilancio dell'occupazione e dell'economia. Una scelta difficile per Obama dunque che si presenterà' già' lunedì', al suo ritorno a casa.
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