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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2014 alle ore 08:12.

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U n balzo indietro di quattordici anni. È quanto ha sentenziato ieri l'Istat con il dato negativo del Pil del terzo trimestre 2014. Come osserva Nomisma, gli investimenti non ripartono e senza investimenti è molto difficile, se non impossibile, invertire la tendenza. A partire dal 2008, le imprese italiane hanno di fatto progressivamente congelato la spesa in investimenti produttivi, a fronte di un mercato interno sempre più rarefatto. Se non si spezza questa catena che lega industria e consumi interni, il valore aggiunto continuerà a muoversi in modo impercettibile o, alla peggio, a rimanere in territorio negativo.
L'industria in senso stretto contribuisce per il 20% alla generazione del Pil, e si arriva a quasi il 27% se si somma il settore delle costruzioni. A sua volta il commercio all'ingrosso e al dettaglio rappresentano una quota del l'11,5 per cento. È quindi evidente come in questi tre settori, senza interventi strutturali di rilancio degli investimenti, della produzione e della produttività, il Prodotto interno lordo sia destinato alla bassa stazionarietà.
«Se si vuole scongiurare il declino economico, l'Italia deve tornare a crescere come nel secolo scorso e deve recuperare il gap di produttività che in questi anni si è allargato enormemente», spiega Pier Franco Camussone, docente di Sistemi informativi alla Sda Bocconi. Camussone ha realizzato uno studio presentato tre giorni fa a Milano al congresso nazionale di Aica. «Tra i fattori cui si addebita il declino - spiega Camussone – rientrano gli scarsi investimenti sulle nuove tecnologie informatiche e telecomunicative da parte del settore industriale italiano, e il limitato impiego di tali tecnologie nella razionalizzazione e semplificazione dei processi produttivi».
Ancora limitati come numero, inoltre, i casi di aziende italiane che hanno imboccato la strada del digital manufacturig, cioè della produzione manifatturiera strettamente connessa a programmi gestionali digitali, su cui si basa buona parte della recente ripresa del Pil degli Stati Uniti. L'analisi dell'Aica mostra tuttavia come oltre un terzo delle Pmi italiane non abbia personale interno dedicato a tempo pieno all'information tecnology.
roberto.iotti@ilsole24ore.com
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