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Questo articolo è stato pubblicato il 16 novembre 2014 alle ore 17:38.

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Dei nove Paesi occidentali (Gran Bretagna, Francia, Australia, Canada, Belgio, Olanda, Italia, Danimarca e Norvegia) che affiancano gli Stati Uniti nelle operazioni aeree sull'Iraq, l'Italia è l'unico ad aver adottato questa limitazione operativa che peraltro caratterizzò anche l'impiego dei Tornado e poi degli AMX in Afghanistan dal 2008 fino al 2012, quando l'allora Ministro della Difesa Giampaolo Di Paola ne autorizzò anche l'impiego per bombardare i talebani.

Il Movimento 5 Stelle ha accusato il ministro Roberta Pinotti di aver “trascinato l'Italia in guerra” ma è evidente che Roma è diventata belligerante nel conflitto in atto in Medio Oriente già il 20 agosto scorso quando venne approvato dalle Camere l'invio di armi ai curdi, come sottolineò Arturo Parisi l'ex ministro della difesa del PDi.
Anche per questa ragione l'invio di bombardieri che non bombardano suscita qualche perplessità considerato che attribuirà alla partecipazione italiana un tono meno incisivo di quello ricoperto da altri Paesi della NATO con minori capacità militari ma non ridurrà certo l'esposizione dell'Italia al rischio di rappresaglie terroristiche.

Tutta da valutare inoltre l'opportunità di inviare altri militari e mezzi aerei in un conflitto in cui l'Italia ha e continuerà ad avere un ruolo ininfluente nel momento in cui la Legge di Stabilità tagli ulteriormente le già scarse risorse per la Difesa e mentre la Libia, dove sono in gioco nostri interessi vitali, sta letteralmente esplodendo a un paso dalle nostre coste.
Va infine rilevato che dell'impegno militare italiano contro il Califfato non sono stati ancora definiti i costi complessivi (l'unico dato reso noto riguarda i 2 milioni di euro circa spesi per trasportare armi in Kurdistan) e i dettagli circa lo schieramento di una missione militare italiana in Iraq. Si tratta di 200 militari dell'esercito tra i quali una settantina di istruttori che dovranno addestrare reclute curde o irachene.

Non è stato ancora annunciato se verranno basati in Kurdistan o nei dintorni di Baghdad o più a sud. Nessun dettaglio neppure sull'invio a Baghdad di 80 consiglieri militari destinati ad affiancare i comandi tattici iracheni e curdi. Temi trattati durante la visita lampo del 12 novembre scorso a Erbil del Capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, che ha ne ha discusso con il suo omologo irakeno, il generale Babaki Zebari.
Dopo aver addestrato in Italia una decina di curdi presso la scuola di fanteria di Cesano (Roma) all'impiego delle mitragliatrici MG 42 ed M-2 è probabile che altri peshmerga vengano in Italia per effettuare corsi sull'utilizzo di armi controcarro e sul contrasto agli ordigni improvvisati.

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