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Questo articolo è stato pubblicato il 18 novembre 2014 alle ore 06:38.

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Il «postificio»
Tutti parlano di sistema incrostato, consociativo, di un "postificio" a uso e consumo dell'apparato di governo. Filippo Cavazzuti, ordinario di Scienza delle finanze e sottosegretario al Tesoro di Carlo Azeglio Ciampi, fa un'analisi impietosa: «Il partito dominante si è infiltrato dappertutto. La Regione non è semplicemente il potere, ma il potere supremo». Per questo non ci saranno grandi colpi di scena domenica prossima, a meno che l'astensionismo non diventi il protagonista della consultazione. C'è chi paventa un crollo sotto il 50% dei votanti, con una contrazione di oltre 18 punti sul 2010. La vittoria del Pd è quasi una formalità: centro-destra e M5s sono spaccati. Il gruppo dei dissidenti espulso da Grillo sostiene il movimento civico regionale guidato dall'ex consigliere comunale di Budrio Maurizio Mazzanti. La sorpresa potrebbe essere l'altro Matteo, quel Salvini che spalleggiato dal sindaco di Bondeno Alan Fabbri, codino, orecchino e barba che non sono piaciuti a Silvio Berlusconi, battono paesi e città mai così livorose nei confronti della politica.
Giovedì a rianimare in extremis una campagna elettorale solo mediatica ci penserà Matteo Renzi, convocato al Paladozza da un sempre più ombroso Bonaccini. Ad applaudirlo ci sarà la sorella maggiore Benedetta, da maggio alla sua prima esperienza politica come assessore al welfare del Comune di Castenaso, alle porte di Bologna. Il consiglio di Renzi alla sorella nel giorno del debutto in politica? «Stai attenta». Domenica sera, a urne capovolte, a stare attenti dovranno essere almeno in tre: il premier, Benedetta e l'aspirante governatore.
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In corsa
Stefano Bonaccini
Classe 1967, il candidato governatore del Pd, renziano della seconda ora, ha un cursus honorum tutto interno al partito. È l'ex assessore alla Cultura del Comune di Campogalliano.
Da ottobre del 2009 segretario regionale del partito democratico dell'Emilia-Romagna, ha fatto parte della segreteria nazionale del Pd, guidata da Matteo Renzi, per il quale ha coordinato la campagna nazionale delle primarie 2013, in cui è stato eletto segretario nazionale.
Nella sua corsa per la carica di Presidente della Regione – dopo aver vinto le primarie con il 61% dei consensi contro l'ex sindaco di Forlì, Roberto Balzani – è sostenuto da altre tre liste:
Sel, Centro democratico
e una lista civica
Alan Fabbri
Il sindaco di Bondeno (comune terremotato del ferrarese con quasi 15mila abitanti), 36 anni, è il candidato governatore della Lega, appoggiato anche da Forza Italia e Fratelli d'Italia, scelto dal centrodestra nell'ambito di un accordo nazionale. In Emilia Romagna la Lega (che alle ultime regionali emiliane il Carroccio aveva ottenuto il 13,7% dei consensi e 4 seggi in consiglio) punta a diventare secondo partito. Vincere la corsa alle presidenziali dell'Emilia-Romagna per il candidato del centrodestra (che era nell'auto assalita dai manifestanti insieme a Matteo Salvini a Bologna) «è una missione possibile» perché «abbiamo un dato confortante sia nei sondaggi, che nell'opinione pubblica, che nel confronto tra la gente»

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