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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2014 alle ore 17:20.
L'ultima modifica è del 20 novembre 2014 alle ore 13:37.

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I fatti al centro del processo, infatti, risalgono al 1966. «Il processo arriva a notevole distanza di anni - ha osservato il pg -, è vero che la prescrizione non risponde alle esigenze di giustizia, ma stiamo attenti a non piegare il diritto alla giustizia. Di fronte a questi, il giudice, soggetto alla legge, deve scegliere il diritto».

Nella sua lunga requisitoria, Iacoviello ha ricordato che questo è il «primo processo sull'Eternit in Italia, ci sono attese notevoli da parte di tutta la comunità scientifica: voi - ha detto rivolto al collegio dei giudici, presieduto da Arturo Cortese - sancirete un precedente che varrà per il futuro».

Il pg, quindi, ha parlato di «disastro silente, che si muove impercettibile nelle cellule umane ed emerge decenni dopo», un reato, quello di disastro, che «ha come effetto una serie straziante di migliaia di morti». L'imputato, ha aggiunto il magistrato, «è responsabile di tutte le condizioni ascritte. È facile cedere alle tentazioni del homo economicus di avere il profitto oggi e il morto domani», ma ciò che perdura non è il disastro, ma le morti».

Il processo è ripreso dopo una sospensione con le arringhe dei difensori di parte civile e dell'imputato.

La difesa dei familiari: l’amianto continua a uccidere
«L'amianto continua ad uccidere: il picco delle morti è previsto per il 2025, quindi il reato di disastro ambientale doloso è ancora in corso e non si è affatto prescritto», ha detto nella sua arringa l'avvocato Sergio Bonetto, che difende i familiari di 400 parti lese per le morti dovute all'amianto, e difende anche l'associazione italiana esposti amianto (Aiea) e l'Associazione familiari e vittime amianto (Afeva) oltre a Legambiente.

Criticando la requisitoria di Iacoviello e la richiesta di dichiarare prescritto il reato contestato all'unico imputato del processo Eternit - il magnate svizzero Stephan Schmidheiny -, Bonetto ha replicato che «sarebbe invece necessario fare uno sforzo per avvicinare i principi del diritto alla realtà dei fatti ad esempio rifacendosi alla Costituzione che suggerisce soluzioni giuridiche che tutelino valori fondamentali come quello della salute e l'utilizzo del buon senso».

Bonetto, inoltre, ha spiegato di non condividere la tesi del Pg in quanto una prescrizione breve «non tiene conto del fatto che tutti i cancerogeni hanno un tempo di latenza molto lungo, e quello dell'amianto varia dai 25 fino ai 40 anni». Per il legale che difende soprattutto i familiari delle vittime di Casale Monferrato, quello del Pg è stato «un colpo di scena mentre la Costituzione ci chiede di adeguare il diritto alla realtà altrimenti si finisce solo per dare una interpretazione astratta e vecchissima come quella che ha proposto il Pg».

Le stime disponibili descrivono una lunga scia di decessi in Italia, da più di 4 mila fino a 5 mila l'anno per patologie asbesto-correlate. E il peggio, probabilmente, deve ancora arrivare: secondo le previsioni, infatti, il picco di casi per il principale tumore causato dall'esposizione alla fibra killer, il mesotelioma maligno pleurico, è atteso entro il 2020-2025. Sui dati dell'emergenza sono tutti concordi, dall'Istituto superiore di Sanità all'Arpa a Legambiente.

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