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Questo articolo è stato pubblicato il 20 novembre 2014 alle ore 07:05.
L'ultima modifica è del 20 novembre 2014 alle ore 11:52.

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Barack Obama (Ap)Barack Obama (Ap)

New York - Il colossale oleodotto di Keystone è oggi il simbolo di una dura battaglia politica tra Barack Obama, i ranghi dei parlamentari democratici scossi dalla sconfitta elettorale e un rinvigorito partito repubblicano. Ma domani finirà al centro di un ancor più incandescente dibattito sulle ragioni economiche e strategiche dei grandi progetti americani nell'energia davanti al calo dei prezzi del greggio e all'esplosione dello “shale”, il gas e petrolio da scisto.

Il Senato, martedì notte , ha bloccato la “pipeline” che dal 2005 promette di trasportare 830mila barili al giorno estratti dalle sabbie bituminose del Canada fino alle raffinerie del Golfo del Messico attraverso 1.200 miglia di nuovi oleodotti. Un solo voto ha fatto la differenza: i repubblicani, con l'aiuto di 14 transfughi dell'uscente maggioranza democratica, hanno raccolto 59 consensi al progetto, ma al Senato ne servono almeno 60 per mettere in agenda una proposta di legge.

L'esito ha vanificato le ripetute approvazioni ricevute da Keystone da parte della Camera, gia' solidamente in mani repubblicane nell'attuale legislatura. Il leader conservatore Mitch McConnell ha assicurato che ripresentera' il piano subito a gennaio, quando entrera' in carica il nuovo Congresso interamente controllato dal suo partito. Anche se il risultato resta da vedere: per superare un veto del presidente, che ha preso tempo nel considerare Keystone, serve una maggioranza di due terzi, 67 senatori su 100 quando i repubblicani ne avranno non piu' di 54.

L'ultimo scontro sull'oleodotto è stato reso particolarmente drammatico da manovre d'emergenza tra i democratici proprio per quel seggio “ballerino”: Mary Landrieu, senatrice della Louisiana patria delle raffinerie meta di Keystone, e' tra i grandi sostenitori del progetto osteggiato invece dall'ala liberal e ambientalista. Ed e' lei a essere impegnata in un ballottaggio il 6 dicembre per la poltrona ancora indecisa al Senato con lo sfidante repubblicano Bill Cassidy. In incontri dietro le quinte spesso finiti in lacrime o minacce Landrieu non e' tuttavia riuscita a convincere a partecipare alla sua fronda un sufficiente numero di colleghi di partito.

Il destino della Landrieu sara' presto storia ma con così Keystone, la cui saga non si semplifichera' affatto nei prossimi mesi. Al di la' del veto della Casa Bianca entreranno in gioco altri fattori. Alcuni ancora politici: l'avvicinarsi delle presidenziali del 2016 puo' rendere meno probabili defezioni democratiche a vantaggio dell'opposizione. Il clima di generale tensione e' gia' stato evidenziato da un altro recente voto: i repubblicani al Senato hanno bocciato una riforma “garantista” dello spionaggio elettronico della NSA voluta dall'amministrazione. Nel 2015 Keystone, al piu', l'oleodotto potrebbe essere “merce” di scambio per Obama, utilizzato per ottenere il via libera alle proprie priorita'.

Ma un ruolo decisivo potrebbero in realtà svolgerlo le crescenti polemiche sulla sua fattibilita' e il suo rilievo per l'obiettivo dell'indipendenza energetica statunitense. Le lobby della Corporate America, con il costruttore TransCanada, e ambientaliste non hanno lesinato risorse, investendo decine di milioni nello scontro. E meno di due terzi di Keystone resta da completare per collegare i giacimenti canadesi di Alberta, terzi al mondo, con il Golfo. La flessione del petrolio - sceso da giugno del 30% attorno ai 75 dollari al barile e previsto in calo - rischia pero' di smorzare gli entusiasmi degli stessi fautori del progetto. Gia' alle quotazioni odierne il costo del greggio da sabbie bituminose appare eccessivo: a seconda delle stime, di ricerche canadesi e norvegesi, e' pari a 85-110 dollari o a 75-85 dollari al barile, piu' di altre forme di oro nero. Nel frattempo la meno cara produzione Usa, grazie allo shale, dal 2008 e' salita del 60 per cento.

Il costo ambientale e' un'altra pesante incognita: il trattamento a caldo necessario per le sabbie emette il 17% in piu' di gas nocivi rispetto alla produzione tradizionale. Mentre la creazione di occupazione, bacchetta magica che puo' spianare la strada a molte controversie in un'economia ancora in deficit di lavoro e salari, e' men che un asso nella manica: il Dipartimento di Stato calcola che siano in gioco 42.000 impieghi temporanei e due miliardi di reddito durante la costruzione delle mancanti tratte di Keystone, ma soltanto 50 assunzioni permanenti.

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