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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2014 alle ore 16:38.
L'ultima modifica è del 19 novembre 2014 alle ore 20:21.
Scontro frontale in Rai sul taglio da 150 milioni voluto dal governo. Le conseguenze potrebbero essere pesanti: dalla segreteria del partito democratico si è paventato il ricorso alla chiusura dei rubinetti dei trasferimenti per una cifra di pari entità, oltre a un rapido cambio di governance.
Tutto nasce dal decreto Irpef, quello degli 80 euro in busta paga, con il quale il governo Renzi ha inteso fare contribuire anche la tv pubblica alla spending review per il recupero di risorse in tempi di austerity. Il consigliere d’amministrazione Antonio Verro ha presentato oggi, durante il Cda, l’ordine del giorno che impegnava il consiglio a votare un ricorso contro il taglio di 150 milioni di prelievo sul canone Rai, votato dalla commissione Bilancio e Finanze del Senato.
Inevitabile la frattura nel consiglio, con da una parte i consiglieri Luisa Todini e Antonio Pilati che si sono espressi contro, e dall’altra i consiglieri Guglielmo Rositani, Antonio Verro, Rodolfo De Laurentiis, Benedetta Tobagi, Marco Pinto e Gherardo Colombo che hanno votato a favore del ricorso. La presidente del Cda, Anna Maria Tarantola, si è astenuta e l’ordine del giorno è passato. Di qui le dimissioni del consigliere Todini. Il direttore generale della Rai Luigi Gubitosi ha definito il ricorso «inopportuno».
«Ci tengo a sottolineare - ha replicato Verro - che questo voto non ha alcun valore politico, come invece alcuni vogliono far credere. Alla fine, in trasparenza, hanno prevalso solo ed esclusivamente gli interessi dell'Azienda e di tutti i lavoratori del servizio pubblico». Il sì del cda Rai al ricorso è, invece, «un voto determinato solo da logiche politiche e personali, all'insegna del tanto peggio tanto meglio. Sia ben chiaro, comunque, che tutto questo non indebolisce affatto, semmai rafforza, la volontà del governo di liberare la Rai e il servizio pubblico dalle vecchie logiche», ha ribattuto il sottosegretario Antonello Giacomelli.
Todini ha poi definito il ricorso della Rai è una decisione «inaccettabile e irresponsabile», di fronte alla quale «ho ritenuto doveroso dissociarmi in modo definitivo annunciando le mie dimissioni immediate». La decisione, «che anticipa di qualche settimana le dimissioni che avrei comunque formulato entro fine autunno, è dovuta alla scelta, deliberata a maggioranza dal Cda odierno, di presentare ricorso contro la Legge n. 89 del 23/6/2014 (decreto Renzi), che all'articolo 21 prevede un contributo di 150 milioni a carico della concessionaria pubblica del servizio radiotelevisivo nel quadro della generale politica di spending review adottata dal Governo».
«Un'azienda come la Rai non può più funzionare così. Cambiamo la governance subito. Per salvarla e rilanciarla», ha scritto su Twitter il presidente del Pd Matteo Orfini. In effetti, il Pd e l'esecutivo non intenderebbero rinunciare al taglio del bilancio di viale Mazzini: «Se il ricorso sarà accolto - hanno spiegato fonti della segreteria Dem - vorrà dire che interverremo su altre voci. Il bilancio Rai è fatto dal canone ma anche dai trasferimenti del governo: vorrà dire che interverremo lì». Perché, hanno spiegato le stesse fonti alle agenzie, «la nostra scelta politica è chiara: stiamo chiedendo contributi a tutti, e anche la Rai dovrà dare il suo».
Il Pd ha anche chiesto «l'audizione di tutti i componenti del cda Rai, anche alla luce dello scontro sulla decisione di ricorrere contro il taglio di 150 milioni previsto dal decreto Irpef che ha portato alle dimissioni della consigliera Todini ». Lo ha annunciato Vinicio Peluffo, capogruppo Pd in commissione di Vigilanza sulla Rai. «Stupisce - ha sottolineato il capogruppo dei democratici - che la decisione di dare avvio al ricorso avvenga proprio nel giorno del debutto della controllata Rai Way sul mercato telematico della Borsa italiana, un percorso di quotazione che, in base alle previsioni per un'azienda solida e di comprovata esperienza, porterà a ricavi ben superiori a 150 milioni».
«Valuteremo l'eventuale sostituzione di Luisa Todini insieme in Vigilanza. Ho visto la dichiarazione di Peluffo. È una richiesta lecita per capire come è messo il consiglio di amministrazione. Ne parleremo nel prossimo ufficio di presidenza», ha dichiarato il presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico (M5s).
«Accolgo con soddisfazione l'ok alla proposta del consigliere d'amministrazione Verro per stoppare sul nascere l'Opa predisposta furbescamente dal presidente del Consiglio e segretario del Pd, Matteo Renzi, sulla Rai. I famosi 150 milioni che il governo ha piu' volte annunciato di voler tagliare alla Rai altro non sono che soldi dei cittadini pagati tramite il canone e quindi destinati alla televisione di Stato, non certo alle mirabolanti imprese sponsorizzate da Renzi e compagni», ha invece commentato Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia.
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