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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2014 alle ore 21:21.

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Un’immagine del Rione Sanità a Napoli (Marka)Un’immagine del Rione Sanità a Napoli (Marka)

Dai luoghi d'arte abbandonati e degradati possono nascere progetti d'inclusione sociale ma anche posti di lavoro nelle periferie delle città. È quello che accade a Napoli, o meglio “l'Altra Napoli”. Questo il nome della Onlus, nata dieci anni fa al rione Sanità e impegnata a riscattare i ragazzi dalla strada e da percorsi difficili per inserirli nel mondo del lavoro con progetti di riqualificazione del patrimonio culturale.

L'organizzazione partenopea approda a Bruxelles come esempio di inclusione sociale, durante la due giorni della conferenza annuale contro la povertà della Commissione Ue.«Napoli è tra le città con il più grande patrimonio culturale, abbiamo pensato di riportare tutto alla luce e di far lavorare i ragazzi, ma lo stesso si potrebbe fare in tutta Italia, dove ormai la disoccupazione è altissima e forte il disagio delle periferie» racconta Manuela Marani, segretaria generale di L'Altra Napoli.

Il progetto è nato dopo un episodio tragico: la morte durante una rapina del padre di Ernesto Albanese l'attuale presidente dell'associazione. Albanese decise che un'altra Napoli doveva essere possibile, così insieme a Don Antonio Loffredo e a un gruppo di napoletani è nato questo progetto per cercare di dare una riscossa alla città e ai suoi giovani. Ora si contano circa 500 soci e diversi partners.

Negli anni sono diventate sei le cooperative create dalla Onlus dove i ragazzi sono occupati in varie attività: restaurano, fanno da guida turistica nelle catacombe che hanno risistemato, cantano e suonano in una vera e propria orchestra. Con il recupero del complesso monumentale di San Nicola da Tolentino si è creato un punto servizi e prodotti per l'industria del turismo.

Le catacombe di San Gennaro sono state ristrutturate dai ragazzi che ora ne fanno da guida turistica: avevano abbandonato il liceo ora parlano tre lingue. Le catacombe versavano nel degrado, erano il deposito di barelle e attrezzature ospedaliere e la porta che dava sul rione sanità era stata chiusa

«Quando abbiamo chiesto di poter restaurare la vecchia basilica di San Gennaro-ricorda Manuela Marani- ci hanno risposto di no, noi abbiamo insistito perché era importante anche riaprire l'unica porta che dava sul rione Sanità e fare in modo che i turisti passassero anche per questo quartiere».

Sono gli stessi ragazzi a diventare protagonisti della formazione ed è così che attirano altri a intraprendere il loro stesso percorso. Inizialmente sono arrivati attraverso la chiesa, dal chiostro, unico luogo dove potevano riunirsi. Poi con l'inizio delle attività, come l'orchestra, sono arrivati bambini e ragazzi che a loro volta hanno fatto da ponte con le famiglie.

I ragazzi che si avvicinano ai progetti di L'Altra Napoli si rendono man mano indipendenti, e sviluppano nuove idee che servono ad autofinanziarsi. Un'App che guida i turisti nel rione sanità e nelle catacombe e un biglietto, della durata di un anno, valido anche per tutte le altre attrazioni.

«Non è vero che i ragazzi non hanno voglia di fare nulla, quando gli si danno le giuste opportunità si lanciano con entusiasmo e non tornano indietro» afferma Manuela Marani. Formati anche nella gestione del personale e nella redazione di un bilancio, circa 70 ragazzi sono diventati indipendenti e hanno creato a loro volta cooperative, sono fonte di mantenimento per le famiglie e le ricadute sociali e lavorative coinvolgono centinaia di ragazzi.

In tempi in cui la sfiducia nelle istituzioni è grande, l'unica forma di “istituzione” che è rispettata a rione Sanità è proprio L'Altra Napoli. Un progetto speciale è rivolto alle ragazze, che qui rappresentano un particolare problema sociale, sono numerose le gravidanze in età molto precoce. Le giovani madri, sono state inserite in un training presso aziende e guidate da chef, al termine del corso costituiranno un catering per gli ospiti delle serate e degli eventi organizzati da L'Altra Napoli.

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