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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2014 alle ore 11:49.

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Sull'onda della dolorosa vicenda Eternit e in ritardo di quasi tre mesi dal suo annuncio il governo tira fuori dai cassetti la riforma della prescrizione che approderà alla Camera la prossima settimana. E con un iter sprint, assicura il il ministro della Giustizia Andrea Orlando che ieri ha ricordato come il «Consiglio dei ministri ha già definito una nuova disciplina», riferendosi al Ddl annunciato lo scorso 29 agosto, ma poi mai arrivato in Parlamento.

La riforma della prescrizione - tema che ha dominato il dibattito politico negli ultimi 20 anni e al centro di una revisione nel 2005 con la cosiddetta legge ex Cirielli - torna così una priorità sospinta dall'indignazione trasversale che ha contagiato ieri tutta la politica, dal Pd ai 5 stelle, ma anche dalle parole del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che ha promesso di voler rimettere mano ai tempi del processo. Riferendosi alla vicenda giudiziaria, conclusasi con l'annullamento della condanna al magnate elvetico Stephan Schmidheinyset, il premier ieri ha spiegato che «o quella vicenda non è un reato, o se è un reato ma è prescritto bisogna cambiare le regole del gioco sulla prescrizione». Per Renzi «dolori» come quelli legati al caso Eternit «non hanno tempo»: «Dobbiamo far in modo che i processi siano più veloci e dobbiamo cambiare la prescrizione», ha ribadito.
Che la prescrizione così come è congegnata oggi vanifichi il lavoro di magistrati e forze dell'ordine è stato ripetuto ieri anche dal presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli: «Sono anni che solleviamo il problema, già nel 2005, quando venne approvata la ex Cirielli, dicemmo che era una pessima riforma che avrebbe creato tanti problemi». La pensano allo stesso modo i presidenti delle due Camere, Pietro Grasso e Laura Boldrini. «La legge sulla prescrizione è sbagliata e va cambiata al più presto. Sono 15 anni che lo dico», osserva Grasso d'accordo con la Boldrini a far partire dalla Camera la discussione sulla revisione dell'istituto.

In realtà di fronte al silenzio del governo degli ultimi mesi Montecitorio aveva già preso in mano la palla (come anticipato dal Sole 24 ore di mercoledì scorso). La commissione Giustizia aveva addirittura cominciato a lavorare alla riforma ben prima dell'estate ma poi si era bloccata in attesa del testo governativo. Di fronte al silenzio dell'esecutivo era poi andata avanti con una serie di audizioni che si sono chiuse ieri. In Parlamento ci sono infatti già tre disegni di legge (del Pd, di Scelta Civica, del Movimento 5 Stelle) su cui la commissione stava lavorando per arrivare a un testo unico. Ora la mossa del governo, che ha ritirato fuori il suo Ddl desaparecido, dovrebbe accelerare tutto il percorso. Al Senato giace invece in attesa di approvazione definitiva anche il Ddl in materia di delitti contro l'ambiente che tra le altre cose prevede l'aumento dei termini di prescrizioni e norme più stringenti contro i crimini di natura ambientale, istituendo ad esempio il reato di disastro ambientale che ancora manca nell'ordinamento italiano.
Dal governo ieri intanto sono arrivati anche altri impegni: il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti, ha annunciato 15 milioni «subito spendibili» per le bonifiche da amianto. «Non verranno computati nel Patto di stabilità - ha chiarito -. È nostro dovere dare un segnale concreto». Mentre il sottosegretario al Lavoro Teresa Bellanova ha assicurato una «rapida e definitiva approvazione» del Piano nazionale Amianto, che vuol dire rifinanziare e portare a termine gli interventi previsti di bonifica dei siti.

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