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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2014 alle ore 06:39.

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ROMA
Primo sì alla nuova legge sulla responsabilità civile dei magistrati. Ieri l'Aula del Senato ha approvato il testo che manderà in soffitta la legge Vassalli dell'88, senza colpi di scena e con la conferma dell'asse Pd-M5S. Sono stati 150 i voti a favore, 51 i contrari (Lega, Fi e Gal), 26 gli astenuti (Sel e Gruppo misto). Ora il testo passa alla Camera per il via libera definitivo che dovrebbe arrivare prima di fine anno, visto che sull'Italia incombe una procedura di infrazione dell'Ue a causa della mancata previsione, nelle norme attualmente vigenti, della responsabilità dello Stato in caso di violazione manifesta del diritto europeo. Da qui è nata la decisione di approfittarne per rivedere l'intera disciplina sulla responsabilità civile.
Soddisfatto il ministro della Giustizia Andrea Orlando, secondo cui con le nuove norme - che tra l'altro eliminano il filtro di ammissibilità dei ricorsi - «sarà più facile presentare ricorso e più probabile che questo venga analizzato nel merito». Gli fa eco il suo vice, Enrico Costa, che considera il voto di ieri «di portata storica» e particolarmente significativa, tra le modifiche, proprio l'eliminazione del filtro, «un muro contro cui in un quarto di secolo si sono infrante le richieste di risarcimento». «Non è vero», replica il presidente dell'Anm Rodolfo Sabelli, secondo cui la riforma «risente di molti pregiudizi e di un atteggiamento superficiale». Il filtro, spiega, non è la ragione delle poche condanne e «lo dimostra l'analisi dei casi concreti: la stragrande parte dei ricorsi è stata respinta per carenza dei requisiti formali, cioè, per esempio, per essere stata esercitata oltre il termine di decadenza. Ora, invece, tutti questi ricorsi dovranno passare attraverso un'azione civile, con un inutile aggravio di lavoro. Una scelta in controtendenza visto che in via generale si sta scegliendo la strada degli strumenti deflattivi al processo». Esultano invece gli avvocati penalisti perché «il governo ha dimostrato una fermezza al di là delle migliori aspettative».
Il testo non tocca l'attuale meccanismo di responsabilità indiretta, per cui se un cittadino ritiene di aver subito un torto dovrà rivolgersi allo Stato che, poi, si potrà rivalere (entro due anni) nei confronti del magistrato. L'eliminazione del filtro di ammissibilità aumenterà la possibilità di presentare domande di risarcimento. Il ddl amplia poi l'area della «colpa grave» che scatta in caso di violazione manifesta della legge e del diritto dell'Ue, con il travisamento del fatto e delle prove, con l'affermazione di un fatto la cui esistenza è esclusa dagli atti del procedimento, con provvedimenti cautelari fuori dai casi consentiti dalla legge e non motivati. L'attività di interpretazione e di valutazione del fatto, invece, non darà luogo a responsabilità. Ancora, è colpa grave la violazione del diritto Ue o la manacata osservanza dell'obbligo di rinvio pregiudiziale ai sensi del Trattato sul funzionamento dell'Ue nonché il contrasto dell'atto o del provvedimento con l'interpretazione espressa dalla Corte Ue. La rivalsa dello Stato sarà possibile, però, solo in caso di diniego di giustizia, dolo o negligenza inescusabile, e non potrà superare la metà di un'annualità di stipendio.
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I pilastri della riforma
RESPONSABILITÀ
Definiti «dolo e colpa grave»
Il Ddl approvato ieri dal Senato, modifica la legge Vassalli 117/1988 adeguando le disposizioni alla normativa europea.La responsabilità civile dei magistrati è prevista nei casi di dolo e colpa grave, che viene amliata. Vi rientrano la violazione manifesta della legge e del diritto Ue, il travisamento del fatto o delle prove, l'affermazione (o negazione) di un fatto la cui esistenza è incontrastabilmente esclusa (o meno) dagli atti del procedimento. Ma anche l'emissione di un provvedimento cautelare personale e reale fuori dai casi consentiti dalla legge o «senza motivazione»
RISARCIMENTO
Stop al filtro di ammissibilità
Secondo la legge Vassalli, chi ha subito «per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario posto in essere dal magistrato con dolo o colpa grave nell'esercizio delle sue funzioni ovvero per diniego di giustizia» può agire contro lo Stato per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e anche di quelli non patrimoniali «che derivino da privazione della libertà personale». Il testo varato ieri da Palazzo Madama elimina il filtro di ammissibilità del ricorso per cui aumenterà la possibilità di presentare domande di risarcimento
RIVALSA
Responsabilità indiretta
Non viene toccato l'attuale meccanismo di responsabilità indiretta (per cui il cittadino dovrà rivolgersi allo Stato che si rivarrà sul magistrato) ma cambiano i tempi e l'entità degli importi. Con il testo approvato ieri il Presidente del Consiglio ha l'obbligo di esercitare la rivalsa entro due anni nei confronti del magistrato nel caso di diniego di giustizia, di violazione manifesta della legge e del diritto europeo o nei casi di colpa grave se determinati da dolo o negligenza inescusabile. La misura della rivalsa non può superare la metà di un'annualità dello stipendio

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