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Questo articolo è stato pubblicato il 22 novembre 2014 alle ore 13:08.
L'ultima modifica è del 22 novembre 2014 alle ore 15:41.

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Shebab somali (Ap)Shebab somali (Ap)

Quasi volessero ricordare al mondo che nel network mondiale del terrore islamico non ci sono solo l'Isis, al-Qaeda e Boko Haram, gli Shebab somali sono tornati a colpire in Kenya. E lo hanno fatto duramente, con un attentato particolarmente brutale nella sua esecuzione.

Dopo aver fermato nei pressi del confine con la Somalia un autobus diretto a Nairobi che trasportava 60 persone, i fondamentalisti somali hanno portato via passeggeri in un luogo appartato. E qui è avvenuta la spietata selezione. Le persone che i carnefici ritenevano musulmane sono state risparmiate. I non musulmani invece falciati con raffiche sul posto. Secondo alcune testimonianze, per capire la religione di appartenenza i miliziani avrebbero costretto i passeggeri a leggere versi del Corano, decidendo loro chi era in grado di farlo oppure no.

«Posso confermare che 28 passeggeri innocenti sono stati brutalmente giustiziati dagli Shebab», ha detto il capo della polizia regionale Noah Mwavinda, confermando che le vittime non erano di religione musulmana. Sin da subito le autorità kenyote non sembrano aver dubbi sulla paternità dell'attentato, che è stato poco dopo rivendicato.

Ancora una volta il Kenya, Paese guardato dall'Occidente come un'economia dinamica e un esempio di convivenza tra diverse religioni, si risveglia con l'incubo del fondamentalismo islamico. Da quando, nel 2011, le sue truppe sono entrate nella vicina Somalia per combattere gli Shebab, riuscendo a scacciarli dalle aree vicino al confine, il Paese subisce periodicamente gli attacchi di quello che è considerato una dei movimenti terroristici più organizzati e feroci della galassia jihadista.

L'attacco di oggi arriva una settimana dopo le tensioni nella città costiera di Mombasa, teatro di una serie di attacchi, dove le forze kenyote hanno fatto irruzione in alcune moschee usate –hanno denunciato - come magazzini per custodire armi.

Il ricordo dell'attacco più violento è ancora fresco. Era il 16 giugno quando un commando di Shebab ha fatto irruzione in due alberghi della località costiera di Mpekotoni dove la gente si era riunita per vedere una partita dei mondiali di calcio. Quasi 50 persone, quasi tutti civili inermi, persero la vita massacrati sotto i colpi di arma da fuoco. E si ricordano ancora le immagini diffuse in tutto il mondo della strage compiuta nel settembre 2013 nel moderno centro commerciale “Westgate” di Nairobi, quando un commando shebab aveva fatto irruzione, uccidendo decine di civili. Il bilancio diramato dalla Croce Rossa del Kenya fu drammatico: oltre 60 le vittime, tra cui 13 stranieri (quattro i britannici) e quasi 200 feriti.

Nonostante le sconfitte inflitte dall'esercito del Kenya a sud della Somalia, e dai militari dell'Unione Africana insieme a quelli dell'Etiopia nel centro del Paese, gli Shabab restano ancora oggi uno dei movimenti più organizzati e feroci nella costellazione dei gruppi estremisti legati ad al-Qaeda.

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