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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2014 alle ore 16:41.
L'ultima modifica è del 24 novembre 2014 alle ore 10:14.

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Benjamin NetanyahuBenjamin Netanyahu

Dopo l’attentato in sinagoga a Gerusalemme - i lupi solitari, due uomini armati di pistole, asce e coltelli hanno assalito e ucciso quattro rabbini - si è materializzata una paura terribile di per sé e ancor più in Medio Oriente: il conflitto israelo-palestinese che degrada a faida religiosa. Oggi il premier israeliano Benyamin Netanyahu porta a casa un risultato legislativo che potrebbe innescare nuove tensioni: un progetto di legge illustrato dal premier e votato da 14 ministri; altri sei (fra cui uno del Likud) si sono invece opposti.

Il Consiglio dei ministri israeliano ha infatti approvato il disegno di legge che sancisce la natura ebraica dello Stato di Israele (nel Paese c’è una forte minoranza di arabi con passaporto israeliano, ndr). L'approvazione è arrivata al termine di una riunione incandescente, durante la quale Netanyahu si è scontrato con diversi ministri centristi.

Il disegno di legge è passato con i voti a favore dei tre partiti nazionalisti (Likud, Israel Beitenu e Casa ebraica) mentre si sono opposti il partito di centro Yesh Atid, il ministro della Giustizia Tzipi Livni e il ministro dello Sport Limor Livnat.

Aprendo il dibattito, Netanyahu ha assicurato che i diritti civili di ciascun cittadino di Israele saranno garantiti; ma al tempo stesso «occorre ribadire che Israele è lo Stato nazionale del popolo ebraico in quanto - ha osservato - ciò viene sempre più spesso messo in discussione, da più parti».

Un dirigente del Likud, Zeev Elkin, ha osservato che se la Palestina sarà lo Stato nazionale dei palestinesi occorre al tempo stesso ribadire che «Israele è lo Stato nazionale del popolo ebraico». Un altro esponente nazionalista, il ministro Naftali Bennett, ha lasciato intendere che questa legge è stata elaborata in reazione a recenti sentenze della Corte Suprema israeliana. Una volta approvata, ha fatto notare, i legislatori e i giudici dovranno ispirarsi maggiormente «ai valori dell'ebraismo». In un animato dibattito in seno al governo, il ministro delle Finanze Yair Lapid ha affermato che il Likud di oggi si è spostato talmente a destra che anche il suo fondatore Menachem Begin si troverebbe ormai a disagio.

Il leader dell'opposizione laburista Yitzhak Herzog ha accusato Netanyahu di «irresponsabilità» per aver sollevato una questione del genere mentre sono particolarmente elevate le frizioni fra ebrei e non in Israele. La leader del partito Meretz (sinistra sionista) Zahava Galon ha da parte sua accusato il governo di aver compiuto «un crimine» contro la democrazia israeliana.

Nei mesi scorsi poi non sono piaciute a Netanyahu le iniziative parlamentari ma non vincolanti di due Paesi europei, Svezia e Regno Unito, che hanno votato per la nascita di uno Stato di Palestina, iniziativa analoga è stata adottata cinque giorni fa dal parlamento spagnolo. Il voto arriva alla vigilia della conclusione dei cruciali colloqui del 5+1 sul nucleare iraniano in corso a Vienna.

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