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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2014 alle ore 14:22.
L'ultima modifica è del 23 novembre 2014 alle ore 14:30.

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Al Senato si tornerà anche sulla tassazione dei fondi pensione?
Il governo è disponibile ad affrontare il tema, ma la nostra posizione è che la tassazione del capital gain debba essere omogenea e unitaria. Poiché l'aliquota ordinaria è via via salita al 26%, mi sembra evidente che anche quella dell'11,5% che pesa sui fondi pensione debba crescere. Poi siamo ben consapevoli dell'importanza dello sviluppo delle pensioni integrative e quindi proveremo a costruire un equilibrio tra queste due esigenze, tenendo conto delle necessarie coperture.

Intanto il Tfr in busta paga sarà tassato ad aliquota marginale. Ben pochi in questo modo aderiranno, e non è detto che sia un male...
Anche qui è un problema di risorse. E comunque faccio notare che la differenza tra l'aliquota marginale e quella media per i lavoratori con salari più bassi, che sono i più interessati, non produce su base annua un aumento significativo di aggravio fiscale. Quindi, anche ammesso che tutto restasse così, si può sperare che l'adesione sarà importante.

Lo sforzo maggiore alla Camera è quello che ha riguardato il finanziamento della legge delega sul lavoro. Le risorse sono aumentate di 400 milioni tra 2015 e 2016.
È una nostra priorità. Siamo convinti che dobbiamo finanziare il nuovo, uscendo da un sistema di ammortizzatori sociali vecchio e non europeo. D'altra parte solo se la legge di Stabilità avrà fornito le risorse necessarie, potranno essere approvati i decreti delegati per far partire il Jobs Act.

Lei parla, giustamente, di modernizzazione del sistema. Ma la Cgil, non senza una sponda nel Pd, va in piazza contro la legge di Stabilità e il Jobs Act denunciando scelte di precarizzazione e dannose per i lavoratori.
È davvero sorprendente. Come si fa a parlare di precarizzazione? Sono anni che da sinistra si dice che i contratti a tempo indeterminato devono costare meno di quelli precari. Con la legge di Stabilità – attraverso l'esclusione del lavoro dall'imponibile Irap e la decontribuzione – noi facciamo sì che un'azienda che trasforma i contratti a tempo in contratti stabili abbia un alleggerimento di costi nell'ordine di quasi il 30%. Se questa è precarizzazione...

Vi imputano il superamento dell'articolo 18, che poi in realtà resta, seppur limitato.
L'intervento sulle regole deve essere funzionale all'obiettivo. Per stabilizzare i lavoratori dobbiamo dare un minimo di flessibilità in uscita, altrimenti il vantaggio fiscale non basta a incentivare i datori a dare stabilità ai rapporti di lavoro.

In molti casi l'indennizzo monetario sostituirà la reintegra. Dalle anticipazioni che sono circolate, però, c'è la preoccupazione che un livello troppo elevato del risarcimento si riveli finanche controproducente rispetto al sistema attuale.
Lo vedremo con i decreti delegati. È presto per parlarne e non posso entrare nel merito della questione. Quello che conta per noi è aprire al nuovo. Conta per l'Italia e conta nei rapporti con l'Europa. La riforma del lavoro, ma anche le altre riforme, sono cruciali per recuperare credito in Europa. Non per farci fare lo sconto ma per essere co-protagonisti nel cambiamento della politica economica e fiscale a livello comunitario. Abbiamo una circostanza favorevole: l'intonazione espansiva della politica monetaria, ma ora dobbiamo orientare la politica fiscale nella stessa direzione.

Secondo fonti di Bruxelles è in arrivo il via libera della Commissione alla legge di Stabilità.
Penso che abbiamo sviluppato il confronto nel modo più giusto. La lettera di Padoan ha chiarito il rapporto tra misure espansive e riforme strutturali. Con le sue raccomandazioni, l'Europa ci chiede da anni di fare interventi che sono esattamente quelli che stiamo realizzando. Le riforme, nella fase di implementazione, hanno bisogno di un più di risorse, nessuno può chiederci di farle e poi di non poterle finanziare. Perciò ero e resto fiducioso.

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