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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2014 alle ore 20:32.
L'ultima modifica è del 24 novembre 2014 alle ore 16:30.
Non è detto che vi sia un vincitore nella decisione di darsi altri sette mesi di tempo per trovare una soluzione al controverso programma nucleare iraniano. Perché se è vero che l’Iran guadagna tempo, non risolve l’embargo che soffoca la sua economia; se è vero che le sei superpotenze non si sono messe d’accordo, l’Occidente, e marcatamente gli Stati Uniti, scongiurano almeno per ora un blocco Cina-Russia-Iran. Dopo 12 anni di disputa e sette di negoziati a singhiozzo, moniti dell'Aiea, dichiarazioni contraddittorie, aperture e minacce sull'asse Washington-Teheran,la partita tra Iran e Occidente sul controverso programma nucleare della Repubblica islamica è ancora aperta.
La scadenza per trovare un'intesa complessiva, inclusi tutti gli aspetti tecnici ed operativi, sul nucleare iraniano è stata rinviata al 30 giugno 2015 mentre le parti hanno concordato l'obiettivo di raggiungere un'intesa politica a marzo. Nel frattempo Teheran otterrà 700 milioni di dollari al mese dai fondi congelati dalle sanzioni Usa e Ue che hanno asfissiato la sua economia, fino alla firma dell'accordo definitivo. L’annuncio di altri sette mesi di tempo è stato dato dal ministro degli Esteri britannico Philipp Hammond: «Non essendo possibile avere un'intesa entro la scadenza (della mezzanotte di oggi ndr) la abbiamo rinviata al 30 giugno 2015», ha detto il capo del Foreign Office.
A Vienna si è giocata una partita che nessuno sembrava voler chiudere, anche se tutti erano d’accordo che doveva finire entro la mezzanotte di oggi 24 novembre. Già da due giorni, invece, le maggiori potenze mondiali (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Regno Unito e Germania) e l'Iran sono «ancora lontani su molti aspetti» per riuscire a trovare un'intesa definitiva. Lo aveva riconosciuto il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeir.
La paura occidentale era ed è che il fallimento senza alcuna prospettiva avrebbe buttato l’Iran nelle braccia di Russia e Cina: «un piano B» iraniano che prevedeva «l'incremento della collaborazione con i nostri amici cinesi e russi, fornendo loro ulteriore opportunità sul mercato iraniano». Così uno dei delagati della Repubblica Islamica a Vienna, che aveva aggiunto: «Condividiamo lo stesso punto di vista (con Mosca e Pechino) su molte questioni, inclusi Siria (dove la Russia è il primo alleato del regime di Damasco insieme all'Iran) ed Iraq».
Nonostante in realtà gli analisti giudichino questa opzione percorribile ma non di sicura efficacia - spiega Reuters - resta il fatto che la Cina è il principale acquirente del petrolio iraniano e uno dei pochi Paesi che continua ad assorbire export iraniano, compensando i tagli decisi dalle sanzioni Usa ed Ue. Mosca ha costruito il primo reattore nucleare iraniano, Bushehr, e ha firmato un accordo per altri otto. Inoltre i due Paesi possono garantire a Teheran protezione diplomatica con il loro diritto di veto, anche se finora si sono limitati ad astenersi.
Il presidente iraniano Hassan Rohani farà un discorso televisivo alla nazione questa sera alle 19 italiane dopo l'annuncio di un prolungamento dei negoziati: «Il presidente si rivolgerà alla nazione», ha riportato l'agenzia ufficiale Irna.
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