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Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2014 alle ore 13:55.
L'ultima modifica è del 24 novembre 2014 alle ore 14:24.

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Silvia ProdiSilvia Prodi

«Personalmente sono molto soddisfatta soprattutto del voto in città a Reggio Emilia perché è una risorsa politica». Questo il primo commento di Silvia Prodi, nipote dell'ex premier Romano, da oggi neoeletta in Consiglio regionale. Silvia Prodi, 39 anni, civatiana, sposata e con due figli, sarà uno dei quattro esponenti Pd di Reggio Emilia a Bologna. È figlia di Quintilio, il fratello di Romano, è ingegnere nucleare, dipendente di una società che gestisce progetti internazionali.

«Mio zio Romano? No oggi non l'ho sentito. Sa qui a Reggio c'è la festa del patrono (San Prospero, ndr) e c'è un po' di confusione», ha dichiarato in un colloquio con l’agenzia Dire.
Nella marcia di avvicinamento al voto, Silvia Prodi, tra le altre cose, si è parlato di lei per l'appoggio dato alla mobilitazione della Cgil contro il Jobs act («Non dobbiamo avere paura della dialettica e di confrontarci con punti di vista differenti») e per non aver sottoscritto il documento del Forum delle associazioni della famiglia («Non possiamo riportare indietro l'orologio e far finta che la realtà in cui viviamo sia la stessa di vent'anni fa: oggi famiglia non significa solo matrimonio ma molto altro»).

Ha anche detto che i consiglieri regionali vanno parificati a un qualunque lavoratore che, «quando è in trasferta, è tenuto a pagare le proprie spese o a rispettare un budget preciso: non vedo perché un amministratore pubblico non debba fare lo stesso».

Ora per lei si spalancano le porte dell'Assemblea legislativa di viale Aldo Moro: ha conquistato il seggio con 4.792 preferenze, ultima dei quattro eletti del Pd locale. E in effetti dice che dalle sue parti le elezioni sono andate bene. «Il dato relativo sul territorio è buono perché i candidati si sono decisamente spesi, ma l'affluenza è sicuramente il primo punto su cui ragionare». In provincia di Reggio Emilia infatti il 64,01% degli elettori ha optato per il non voto e l'affluenza si è attestata al 35,99%. Numeri su cui Silvia Prodi commenta: «Da qua in poi si lavora sulla partecipazione».

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