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Questo articolo è stato pubblicato il 25 novembre 2014 alle ore 13:36.

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“In God we hope”, speriamo in Dio. E pure nel curriculum: i laureati americani hanno chiuso il 2013 con un debito medio di 28,400 dollari a testa, su del 2% rispetto a quello già registrato nel 2012 e con una percentuale di quasi 7 laureati “senior” su 10 (il 69%) zavorrati da debiti che toccano picchi di 71mila dollari. Lo rivela “Student Debt and the Class of 2013”, il report redatto su un campione di più di 1000 istituti dal Project on student debt del The Institute for College Access & Success (Ticas). Il quadro è vasto, ma non completo : solo il 57% dei college interpellati ha accettato di fornire dati, mentre una buona fetta di istituti potrebbe aver “sottostimato” l'indebitamento effettivo raggiunto dai suoi (ex) allievi.

La spirale del debito
La spirale dell'università Usa è nota: gli studenti si iscrivono al college, contraggono un prestito nella speranza di ripagarlo con il lavoro, il debito sale o scende a seconda della tipologia di college (pubblico e privato) e fonte di erogazione del prestito (i più sicuri “loan” statali e i più insidiosi mutui privati). Il problema è quando il lavoro non c'è o è pagato troppo poco rispetto alla cifra che servirebbe: il 7,8% dei laureati americani è disoccupato, il 16,8% rientra nella più ampia categoria di “indefiniti” che lavorano meno ore di quante vorrebbero, non lavorano ma sono in cerca di un'occupazione o hanno abbandonato del tutto la ricerca. Numeri che spingono al rialzo i casi di default (picchi del 19,9% tra i college pubblici e del 17,7% tra quelli privati) e alimentano una strategia guardata con sospetto dai ricercatori di Project on Student Debt: i prestiti privati, siglati ormai da quasi un quinto dei laureati. Se i finanziamenti erogati dal governo si adattano alla crisi con interessi meno stringenti o modellati sul redditto effettivo del laureato, quelli privati “non concedono alcuno spiraglio se il laureato incontra un momento difficile” e praticano tassi di interesse ben più aggressivi della media.

Lo “spread” tra pubblico e privato
L'indebitamento medio nei college pubblici è più modesto di quelli privati, dove le rette sfondano senza problemi il tetto dei 50mila dollari. Nella top 20 dei college statali con il più alto tasso di indebitamento, le cifre sulle spalle dei laureati oscillano tra 33,950 to 48,850 dollari a fronte di rette dai 6.100 ai 16.600 dollari . Nel caso di quelli privati, la forbice dei debiti medi va dai 41,750 dollari ai 71,350, a fronte di tasse e spese varie che vanno dai 24,550 ai 41,500 dollari. Ma a rette più basse equivale un indebitamento più basso? Non è detto. I laureati dei college pubblici possono comunque scivolare sul default “grazie” a problemi nel trovare impiego, stipendi sotto le aspettative e sussidi insufficienti a una copertura effettiva delle spese richieste dai quattro anni accademici. Viceversa gli studenti in uscita da giganti della Ivy League come Princeton – addirittura 19esimo tra i college “low debt” elencati dalla ricerca - possono godere di un tasso di indebitamento finale alleggerito dalla rete di incentivi, fondi e opportunità di carriera garantiti dal sistema del college. Il risultato è uno spread sempre più divaricato tra la minoranza di istituti d'eccellenza e la maggioranza di istituti statali, fino al paradosso di rette stellari con indebitamento minimo e rette minime (per i parametri americani) con indebitamento sopra la media. Negli otto college della Ivy League, secondo ulteriori dati del Dipartimento dell'Istruzione americano, il tasso di default dei laurati alle prese con i debiti va da un “massimo” di 2,3% a un minimo dello 0,9% . All'università statale del New Mexico o alla Ohio University non si scende sotto il 19,9 e il 15%.

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