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Questo articolo è stato pubblicato il 24 novembre 2014 alle ore 17:22.
L'ultima modifica è del 24 novembre 2014 alle ore 18:35.
Domani la Troika (Ue, Bce e Fmi) e i rappresentanti del goveno greco si incontreranno a Parigi, in campo neutro per cercare di trovare un accordo sulla legge di stabilità del 2015 e il successivo ritorno ad Atene dei rappresentanti dei creditori internazionali che chiedono 19 misure di austerità suppementari mentre Atene è pronta ad accettarne solo 16.
L'appuntamento, secondo quanto si legge sul quotidiano Ekathimerini, è stato calendarizzato domenica sera per martedì 25 novembre nell'estremo tentativo di sciogliere i nodi sulla nuova revisione del programma di salvataggio ellenico a cui è condizionato l'eventuale via libera dell'Ecofin previsto l’8 dicembre all'attivazione di una linea di credito preventiva per Atene, anticamera dell'uscita dal piano Ue. Il piano dell’Fmi scade invece nel secondo trimestre del 2016.
Le posizioni tra le parti restano ancora molto distanti sulla questione del bilancio 2015: secondo gli sherpa di Ue-Bce-Fmi i conti pubblici presenterebbero un «buco» fra i 2 e i 3 miliardi di euro per il biennio 2015-16. Atene in particolare si rifiuta di aumentare l’Iva, modificare i licenziamenti collettivi nel privato e nel pubblico, riformare ancora la pensioni.
Il problema dovuto al mancato ritorno dei rappresentanti della troika (Fmi, Ue e Bce) ad Atene per riprendere il controllo sull'attuazione del piano di risanamento dell'economia è diventato una questione politica e come tale dovrà essere affrontata. La data del ritorno della troika ad Atene, ha detto il ministro delle Finanze Gikas Hardouvelis , «è una questione politica», mentre il premier Antonis Samaras è in continuo contatto telefonico con Bruxelles e altre cancellerie europee per cercare una soluzione del problema.
Certo ai greci in generale non piace che la troika quando arriva ad Atene trovi alloggio proprio nell’hotel più prestigioso e caro della capitale, il “Grande Bretagne”, definito dalla popolazione la sede del “governo ombra” del paese. Scelte che dopo sei anni di recessione e politiche di austerità non piacciono alla maggioranza dei greci.
Il governo Samaras, coalizione di centro-destra e partito socialista, è molto preoccupato dai sondaggi che vedono Syriza, il partito di sinistra radicale e maggiore formazione politica all'opposizione in Grecia in base ai risultati delle europee di giugno, confermarsi come prima formazione politica nelle preferenze degli elettori con un notevole vantaggio su Nea Dimokratia, il partito di centro destra al governo guidato dal premier Antonis Samaras. È quanto emerge da un sondaggio condotto dalla società Kapa Research per conto dell'edizione domenicale del quotidiano To Vima, uno dei più diffusi e prestigiosi nel panorama editoriale ellenico.
In base al sondaggio Syriza ottiene il 25,8% delle preferenze dei greci contro il 22,2% di Nea Dimokratia (Nd). Al terzo posto si trova il Pasok (socialista) con appena il 6,8%. Seguono To Potami, la nuova formazione del centro-sinistra con il 6,6%, il partito filo-nazista Chrysi Avgì (Alba Dorata) con il 6,1%, il Partito Comunista di Grecia (Kke) con il 5,9% e il partito Greci Indipendenti con il 3,2%. Alla domanda su chi sarebbe il miglior premier al momento per il Paese, il 44,0% degli intervistati ha risposto Samaras, contro il 35,6% che ha detto di preferire Alexis Tsipras, il leader di Syriza.
Per quanto riguarda il ricorso alle elezioni anticipate in occasione dell'elezione del nuovo presidente della Repubblica (ipotesi prevista dalla Costituzione greca in caso di mancato accordo tra i partiti), il 58,3% degli intervistati si dice contrario in quanto ciò sarebbe uno sviluppo negativo per l'economia. Sul fronte dei negoziati governo-troika, il 72,2% si dice convinto che alla fine le due parti raggiungeranno un accordo ma questa volta Atene pare decisa a vendere cara la pelle.
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