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Questo articolo è stato pubblicato il 25 novembre 2014 alle ore 07:47.
L'ultima modifica è del 25 novembre 2014 alle ore 07:52.

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Un’immagine di Michael Brown accanto alla bara nel giorno del suo funerale, il 25 agosto scorso (Epa)Un’immagine di Michael Brown accanto alla bara nel giorno del suo funerale, il 25 agosto scorso (Epa)

NEW YORK - Dopo un'attesa estenuante, il Gran Giuri' ha deciso nella notte: Darren Wilson non sara' incriminato. Il poliziotto di Ferguson, in Missouri che il 9 agosto scorso ha ucciso Michael Brown, un giovane nero, disarmato, di appena diciotto anni, non sara' perseguito per omicidio perche' come ha detto il procuratore Robert McCulloch, “e' stato attaccato e provocato e ha agito secondo il manuale”. E a Ferguson, subito dopo l'annuncio e' esplosa di nuovo la violenza.

Una folla di un migliaio di dimostranti si era assiepata nelle prime ore della sera vicino alla stazione di polizia, nel quartiere dove Mike Brown e' stato ucciso. “No Justice no Peace” cantavano in coro “Niente giustizia, niente pace”. La posizione degli attivisti neri, un po' dappertutto in America e' che Ferguson e Michael Brown sono diventati il simbolo contemporaneo della divisione razziale, dell'ingiustizia di due pesi e due misure, per questo la reazione, la protesta, la violenza. A Ferguson abbiamo visto ieri notte lacrimogeni e bombe fumogene, polizia in assetto di guerra; macchine incendiate, una macchina della polizia ha bruciato per almeno dieci minuti, fiamme altissime e continue esplosioni, forse munizioni che esplodevano dentro la macchina. E colpi di pistola isolati ma non della polizia. Abbiamo visto nelle dirette televisive le scene di saccheggio: innanzitutto nel Ferguson Liquor Market, il negozio dove Michael Brown aveva rubato un pacchetto di cigarillos poco prima di essere ucciso. Abbiamo visto El Palenke, un ristorante messicano, saccheggiato e Mildred kitchen, un coffee shop con le finestre sfondate, un McDonald locale sotto attacco, un negozio di prodotti di bellezza derubato a bruciato, almeno cinque palazzine in fiamme.

L'escalation e' stata rapidissima nonostante la famiglia di Brown avesse chiesto di mantenere la calma, di reagire alla decisione del gran giuri', per loro dolorosa e ingiusta, con una una manifestazione di protesta pacifica in onore della memoria di Mike. Ma cosi' non e' stato e secondo le prima ricostruzioni della polizia molti dei dimostranti venivano da fuori, persino da altri stati, una protesta organizzata e non solo spontanea. Peraltro le dimostrazioni sono state circoscritte soprattutto a tre quartieri di Ferguson. I residenti locali, la grande maggioranza afroamericani, si aspettavano la violenza, e sono rimasti chiusi in casa. Un primo bilancio: una decina di palazzi bruciati, feriti, decine di arresti.
Perche' la dichiarazione nella notte, quando la tensione era gia' forte? L'indice e' puntato su Bob McCulloch, il procuratore della Contea di St Louis che ha dato la notizia ieri notte: “Il Gran Giurì ha il compito di separare i fatti dalle invenzioni, quindi dopo un'attenta, imparziale e meticolosa analisi di tutte le prove ha deciso che non ci sono le basi per una incriminazione di Darren Wilson” Ha detto il Procuratore. McCulloch era gia' stato criticato per non aver neppure chiesto l'incriminazione al Gran Giuri'.

Al gruppo di “giudici, formato da nove bianchi e tre neri, ha dato solo prove, testimonianze e ricostruzioni, ma non un'indicazione di tutela dei diritti del giovane calpestti da un poliziotto che, come ha detto nella testimonianza “ ero stato preso dal panico” Un'altra critica al procuratore: Perche' ha dato l'annuncio cosi' tardi, nella notte consentendo alla protesta di rafforzarsi e di irritarsi? Perche' il tono provocatorio quasi di sfida? Poteva usare un tono piu' conciliatorio? Forse, Ma i fatti come li ha ricostruiti il gran giuri, le prove le testimonianze, di fatto raccontanto minuto per minuto una storia drammatica dove la provocazione anche allora in quel dammatico 9 di agosto ha prevalso nelle due direzioni. Questa la ricostruzione in base alle nuove prove e testimonianze.

Michael Brown un ragazzone di quasi 19 anni, massiccio, che sembra piu' grande della sua eta' anni si reca con un amico al Ferguson Liquor Market. Intimidisce un commesso e ruba una scatola di cigarillos. Il furto viene denunciato. L'agente Darren Wilson e' nella zona per aiutare una donna con la figlioletta in difficolta'. Wilson aiuta la donna che si sentiva male, attende un'ambulanza e poi si reca in pattuglia. Vede due giovani che camminano in mezzo alla strada. Gli dice di tornare sul marcipiede. I due lo ignorano e continuano a camminare in mezzo alla strada. Wilson si mette di traverso con la macchina per fermarli e si accorge che il giovane indossa indumenti e scarpe che coincidono con la descrizione del giovane che aveva appena rubato nel negozio.

Il giovane Michael Brown si avvicina alla macchina della polizia e attraverso il finestrino aperto aggredisce il poliziotto che reagisce sparando. Brown si allontana, il poliziotto scende dalla macchina. Brwon si gira e comincia a camminare verso di lui il poliziotto spara di nuovo e lo uccide. Eccesso di forza? Non poteva sparare alle gambe? Alcuni testimoni dicono che Brown aveva le mani alzate altri dicono che era minaccioso e si preparava ad attaccare. Il Gran Giuri', un gruppo di persone incaricate di fare una istruttoria a porte chiuse, decide che Wilson ha agito secondo il manuale e che Brown diciamo cosi' se l'e' cercata. Ma Brown era disarmato, era un ragazzo il tutto avviene in una comunita' dove le tensioni razziali sono fortissime.

Insomma una storia americana, drammatica, senza tempo, anche se siamo nel 2014 e se alla Casa Bianca c'e' un Presidente afroamericano, che ha subito parlato alla Nazione in un discorso di nove minuti. “Questa è una nazione basata sulla legge perciò dobbiamo accettare che questa decisione spetta al Gran Giurì. Alcuni americani saranno d'accordo, altri saranno profondamente delusi perfino arrabbiati. Ma io mi unisco ai genitori di Michael nel chiedere a tutti coloro che vogliono protestare contro questa decisione di farlo pacificamente” Ha detto Obama che ha poi chiesto alle forze dell'ordine di lavorare insieme alle comunità e non contro e di saper distinguere tra coloro che potrebbero usare la decisione del Gran Giurì come scusa per compiere delle violenze e coloro, la gran maggioranza, che invece vuole solo far sentire la propria voce. Poi ha aggiunto: “Dobbiamo riconoscere che la situazione di Ferguson rispecchia un problema più grande che la nostra nazione non ha ancora superato. Il fatto che in troppe parti del paese, esiste una profonda sfiducia tra le forze dell'ordine e le comunità afroamericane. Parte di questo è il risultato della storia di discriminazioni razziali del nostro paese”. Discriminazioni antiche, profonde e attuali, che non si sono risolte con le violenze di ieri notte.

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