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Questo articolo è stato pubblicato il 25 novembre 2014 alle ore 06:39.

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NEW YORK

L'assedio delle crisi internazionali e le sconfitte politiche hanno convinto Barack Obama a far scattare un drastico rimpasto nella sua squadra di sicurezza nazionale: il presidente ha annunciato le dimissioni del segretario alla Difesa Chuck Hagel, con l’obiettivo di nominare un plenipotenziario del Pentagono più efficace e con migliori qualità di leadership davanti alle sfide dello Stato Islamico e di Vladimir Putin.

Il presidente, affiancato da Hagel alla Casa Bianca, ha ringraziato il ministro per il servizio al Paese durante quello che ha definito come un “periodo di transizione” per le forze armate. Ma funzionari dell’amministrazione hanno fatto sapere che il presidente era ormai apertamente insoddisfatto di Hagel, finora l’esponente proveniente dal partito repubblicano più in vista nel governo.

Hagel è stato vittima di una necessaria e urgente svolta di strategia: era arrivato per gestire - lui, veterano dell’esercito che fu tra i pochi conservatori contrari all’intervento a Baghdad - una fase di disimpegno e ritiro delle truppe americane da Iraq e Afghanistan e di riduzione del budget militare. Ora, invece, la Casa Bianca è tornata in guerra, seppur privilegiando il ricorso ai bombardamenti aerei rispetto alle truppe di terra.

Una guerra contro lo Stato Islamico (o Isis) in Siria e Iraq, dove sono ora dispiegati tremila soldati statunitensi in soccorso alle forze regolari di Baghdad. E contro i talebani e altri gruppi terroristici in Afghanistan, dove Obama ha appena autorizzato le truppe americane a mantenere l’anno prossimo una missione militare offensiva. Solo lo scorso maggio aveva promesso che nel 2015 i soldati di Washington a Kabul avrebbero invece svolto unicamente mansioni di addestramento oppure di caccia ai sopravvissuti di al-Qaeda.

L’amministrazione è stata costretta anche a rispondere a un crescente coro di critiche su errori e sottovalutazioni delle crisi: dalla scarsa comprensione di Isis e della fragilità irachena, alla minaccia di un'epidemia di ebola, fino alla nuova aggressività di Mosca in Ucraina.

Davanti alla nuova agenda di emergenze internazionali Hagel è parso spesso inadeguato, travolto dagli eventi e passivo, incapace di asserire in pubblico una chiara strategia. Ha sofferto per il rancore degli ex compagni di partito repubblicani, che non gli hanno perdonato il “tradimento” e che grazie al successo elettorale ottenuto a novembre saranno rafforzati nel prossimo Congresso in carica da gennaio. Come anche dell’impossibilità di entrare a far parte, nonostante un’amicizia personale nata sui banchi del Senato, della cerchia di più stretti e ascoltati collaboratori del presidente. Nel clima di tensione la recente decisione di cancellare un viaggio in Asia aveva già dato vita alle prime voci su un suo imminente abbandono. Nelle ultime due settimane Obama e Hagel si sono incontrati ripetutamente dietro le quinte per discutere il cambio della guardia: Hagel rimarrà in carica fino alla conferma di un successore.

I nomi in corsa hanno caratteristiche diverse dal ministro uscente. Vantano tutti esperienza governativa e spesso sembrano riscuotere il sostegno di entrambi i partiti. Tra i favoriti c’è Michele Flournoy, ex sottosegretario alla Difesa e braccio destro del leader democratico centrista Leon Panetta, che diventerebbe la prima donna al vertice del Pentagono. In lizza è anche Ashton Carter, ex vicesegretario alla Difesa e grande esperto di budget e sistemi d’arma. E l’ex senatore democratico Jack Reed del Rhode Island, ex ufficiale ed ex commmando che vanta strettissimi legami con le forze armate.

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cambio di prioritÀ

Divergenze sulla Siria

Chuck Hagel - 68 anni - ha presentato le dimissioni dopo essere rimasto meno di due anni alla guida del Pentagono. Veterano della guerra del Vietnam ed ex senatore repubblicano, ha detto che servire come segretario alla Difesa è stato «il più grande privilegio» della sua vita. Ma nelle ultime settimane si è parlato di divergenze sulla strategia della Casa Bianca nella lotta allo Stato islamico (Isis) e nei confronti del regime siriano. Barack Obama si è detto «estremamente fortunato» di averlo al fianco.

Una nuova sfida

Al Pentagono Hagel era arrivato con il compito di riportare le truppe a casa e razionalizzare il gigantesco budget della Difesa. La comparsa sulla scena dello Stato islamico ha cambiato le priorità, e Obama e Hagel si sono trovati in disaccordo. Il segretario alla Difesa è contrario a un coinvolgimento degli Stati Uniti in Iraq mentre Obama, dopo le sconfitte politiche nel voto di mid-term, ora ha bisogno di un successo sul fronte militare. «Nei prossimi due anni ci vorrà una linea diversa», ha detto un funzionario della Casa Bianca.

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