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Dalla bolla in Borsa alla polvere: ecco che fine hanno fatto le ex regine della new economy italiana

Altro che slot machine. Fare soldi in Borsa 15 anni fa era un gioco da ragazzi: bastava comprare azioni di aziende internet e si diventava ricchi. Tiscali, per esempio, nel febbraio del 2000 strappava a Piazza Affari guadagni del 30-40% al giorno. Ma dai picchi in Borsa della bolla internet, quanta strada hanno percorso all'ingiù le “dotcom” italiane di fine millennio? Ecco tre storie esemplari

2. Lo sboom della new economy / e.Biscom: da 222 euro al delisting del 2011 (a 18 euro)

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Silvio Scaglia, cofondatore di e.Biscom. (Agf)

Viene fondata nel 1999 a Milano da Silvio Scaglia e dal finanziere Francesco Micheli, in pieno boom della new economy, per cablare in fibra ottica l'area metropolitana di Milano. La capogruppo e.Biscom (a cui fanno riferimento altre società tra cui Fastweb, partecipata allora pure dalla municipalizzata Aem) debutta in Borsa nel marzo del 2000, poco prima dello sboom della bolla internet. La mattina del 30 marzo non è possibile avviare le quotazioni per eccesso di rialzo. e.Biscom è il titolo più scambiato della seduta e chiude a 222 euro. Già il 17 aprile è sceso a 196 euro. Vengono lanciati nel frattempo i servizi di tlc di Fastweb, con la controllata che si fonde nel 2004 con e.Biscom. Nel 2007 Swisscom acquista Fastweb lanciando un'offerta pubblica di acquisto a 47 euro. E il 16 marzo 2011 il titolo viene delistato da Piazza Affari: l'ultimo prezzo è di 17,95 euro.

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