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Questo articolo è stato pubblicato il 25 novembre 2014 alle ore 11:51.
L'ultima modifica è del 25 novembre 2014 alle ore 14:40.

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PARIGI - L'Ocse dà il suo benestare al rallentamento dell’austerity deciso da Italia e Francia per dare una chance in più alla crescita. Nell'Economic Outlook autunnale, gli economisti dell'Organizzazione scrivono infatti che «il rallentamento dell'aggiustamento fiscale strutturale rispetto ai precedenti impegni sembra appropriato», riferendosi ai due Paesi. «Limitare l'aggiustamento darebbe alle riforme strutturali già concordate e all'allentamento monetario una chance di rafforzare l'attività».

L'Ocse sottolinea che il Governo deve continuare a perseguire con determinazione il suo programma di riforme strutturali e mette in evidenza anche che l'elevatissimo debito pubblico è causa di «significativa vulnerabilità». Quindi nel momento in cui la crescita migliorerà «i maggiori introiti da tassazione dovrebbero essere convogliati per intero alla riduzione del deficit». Sul 2015, per altro, l'impatto complessivo della politica fiscale sarà basso perché i tagli alla tasse saranno controbilanciati dalla riduzione della spesa.

Dopo una contrazione durata per quasi tutto il 2014, l'economia italiana dovrebbe tornare a crescere entro la metà del 2015 e accelerare nel 2016. A trainare la crescita dovrebbe essere l'export. La disoccupazione comincera' a diminuire nel 2016, anche se è destinata a restare ad alti livelli, mentre i salari sembrano destinati a restare modesti». L’Ocse stima un tasso di senza lavoro al 12,4% nel 2014, 12,3% nel 2015 e 12,1% nel 2016.

Quanto all'Eurozona, aumentano i rischi di finire in «una stagnazione persistente» se non verranno prese iniziative più robuste per rilanciare la crescita. La zona euro - ha sottolineato la capo-economista Catherine Mann presentando il rapporto - rappresenta il 22% del Pil globale e il 25% del commercio del pianeta e quindi quello che accade in Eurolandia è importante per tutto il mondo. Ed ora la debolezza dell'area «continua ad ostacolare la crescita globale che resta modesta». In effetti, «un ulteriore calo delle attese di inflazione o una perdita di fiducia da parte degli investitori potrebbero spingere l'area euro verso la recessione e la deflazione con effetti negativi sulla crescita di altre economie». Una politica monetaria sempre più accomodante, un ulteriore deprezzamento dell'euro e il calo dei prezzi del petrolio dovrebbero aiutare a sostenere l'attività, ma è improbabile che la ripresa prenda slancio fino al 2015 inoltrato. L'Ocse prevede un aumento del Pil della zona euro dello 0,8% quest'anno dopo -0,4% nel 2013, seguito da +1,1% nel 2015 e
+1,7% nel 2016. Per l'area Ocse, che riunisce i 34 maggiori Paesi industrializzati, le stime puntano a +1,8% quest'anno, +2,3% il prossimo e +2,6% nel 2016.

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