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Questo articolo è stato pubblicato il 26 novembre 2014 alle ore 16:09.

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I carabinieri di Napoli hanno sgominato un gruppo di falsari che fa parte del cosiddetto “Napoli Group”, sigla che include varie organizzazioni campane e a cui, secondo gli inquirenti, è riconducibile il 90% degli euro falsi nel mondo. Lo ha detto in conferenza stampa il procuratore di Napoli, Giovanni Colangelo.

Il provvedimento cautelare emesso dal gip di Napoli su richiesta della procura distrettuale partenopea riguarda 56 persone, di cui 29 provvedimenti di custodia in carcere, 10 ai domiciliari, 12 provvedimenti di divieto di dimora e 5 di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. I reati contestati, tra gli altri, sono associazione a delinquere, falsificazione di monete, spendita e introduzione nello Stato di monete falsificate, falsificazione di valori di bollo e contraffazione di altri pubblici sigilli.

I componenti della banda di falsari sgominata oggi erano in contatto con esponenti della criminalità organizzata di vari Paesi europei, cui davano lezioni di contraffazione spostandosi da un Paese all'altro. La banda, oltre ai soldi, falsificava anche “Gratta e vinci” e marche da bollo. Come spiegato dagli inquirenti, il “Napoli group” aveva ottenuto «il controllo completo del mercato internazionale mediante la distribuzione di rilevanti quantitativi di denaro falso immesso in Italia e in ogni parte del mondo». Francia, Spagna, Germania, Romania, Bulgaria, Albania, Senegal, Marocco, Tunisia e Algeria i Paesi più colpiti. Nel corso dei due anni di indagini finora svolti sul “Napoli group” sono state sequestrate 5.500 banconote e monete false di vario taglio per un totale di 1 milione di euro circa.

La contraffazione e lo smercio di banconote false, ma anche di valori da bollo, avveniva nel Napoletano, e i canali di distribuzione smerciavano nelle zone di Torino, Bologna, Foggia, Genova, Milano, Cassino, in Sicilia e in Calabria, ed anche all'estero. In particolare, a Napoli, c'era una stamperia clandestina con macchinari di stampa Offset «specializzata in banconote», che ne ha prodotte nell'ordine di diversi milioni; a Gallicano, nel Lazio, una zecca clandestina produceva monete da uno ai due euro false; e ad Arzano, nel Napoletano, venivano confezionate marche da bollo telematiche e «Gratta e vinci» falsi.

Gli inquirenti hanno anche appurato che le banconote false stampate in Italia, sottolinea una nota della Procura, e soprattutto quelle fatte in Campania, nel mercato criminale vengono considerate prodotti «di alta qualità». Le intercettazioni rivelano che la merce dei falsari aveva dei nomi di convenzione: cosariello, ambasciata, l'americano (per indicare i dollari), cartolina, pavimenti, scarpe e gnocchi per indicare le monete. Le banconote false arrivavano al distributore attraverso raccomandata postale, mentre i luoghi in cui utilizzarle erano scelti tra quelli molto frequentati, compresi i mercatini, fiere e sagre di paese.

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