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Questo articolo è stato pubblicato il 26 novembre 2014 alle ore 14:35.
L'ultima modifica è del 26 novembre 2014 alle ore 20:15.

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Legge elettorale, al via discussione generale al Senato
La commissione Affari costituzionali del Senato ha concluso ieri il giro di audizioni sulla riforma elettorale e ha rinviato a oggi l'avvio della discussione generale sull'Italicum.
La presidente e relatrice del testo, Anna Finocchiaro, ha spiegato di non poter fare previsioni sui tempi prima di aver ascoltato le forze politiche esprimersi sulla riforma: «Quando tutti si saranno espressi potremo decidere come procedere e se c'è un punto comune». Nelle audizioni, i costituzionalisti hanno espresso pareri contrastanti sui diversi punti più discussi, a cominciare da quello se sia necessario o meno prevedere una norma transitoria anche per il Senato.

Italicum, odg di Calderoli: in vigore dopo riforma Senato
Intanto il leghista Roberto Calderoli ha presentato in commissione un ordidine del giorno che accoglie e integra alcune modifiche dell'Italicum su cui la maggioranza ha concordato: soglia per il premio al 40% (ma con apparentamenti al secondo turno), preferenze, comprese quelle di genere. In più chiede una “clausola di salvaguardia” che rende applicabile il Consultellum, cioè il sistema proporzionale che esce dalla sentenza della Corte che ha dichiarato illegittimo il Porcellum. Il Consultellum, conserverebbe «la propria efficacia sino alla data di entrata in vigore delle disposizioni di revisione» della Costituzione, cioè quelle del Bicameralismo e del Titolo. La nuova legge elettorale entrerebbe in vigore perciò solo dopo l’abolizione del Senato elettivo

Verso una norma transitoria
Anche il premier starebbe lavorando a una norma transitoria da offrire ai contraenti del patto del Nazareno, fortemente in bilico in queste ore dopo la debacle di Forza Italia in Emilia e Calabria: ossia la specificazione che l'Italicum entrerà in vigore solo dopo l'approvazione della riforma costituzionale che abolisce il Senato elettivo e riforma il Titolo V della Costituzione. Facendo vivere di fatto per Camera e Senato, fino a quel momento, il proporzionale “Consultellum” rimasto in piedi dopo la bocciatura del Porcellum da parte della Corte Costituzionale. Tanto più che alcuni costituzionalisti (a cominciare dagli ex presidenti della Consulta Gaetano Silvestri e Giuseppe Tesauro) hanno posto il problema, in audizione a Palazzo Madama, della possibile incostituzionalità di una legge che al momento dell'approvazione varrebbe solo per un ramo del Parlamento. La mossa di Renzi sulla norma transitoria servirebbe a disinnescare i timori diffusi tra le forze politiche di un’accelerazione verso le elezioni anticipate in estate in caso di approvazione ed entrata in vigore dell’Italicum a inizio 2015.

Premio di maggioranza a chi supera il 40% dei voti
In base all’accordo stipulato tra Renzi e Berlusconi nell’ultimo incontro a palazzo Chigi lo scorso 12 novembre la nuova legge elettorale (che riguarderà solo la Camera) prevederà un premio di maggioranza a chi supera il 40% dei voti, con introduzione delle preferenze dopo i capilista bloccati in 100 collegi. Restano le differenze di vedute sulla soglie di sbarramento e sull'attribuzione del premio alla lista invece che alla coalizione (Renzi lo vuole per il primo partito, Forza Italia per la coalizione vincente). Anche se sul premio alla lista ieri sono venute aperture da Berlusconi, nel corso della presentazione del libro di Bruno Vespa.

Riforme costituzionali in aula alla Camera dal 16 dicembre
L'Aula della Camera avvierà invece l'esame del ddl sulle riforme costituzionali a partire dal prossimo 16 dicembre: è quanto ha stabilito la Conferenza dei capigruppo ancora in corso dopo un lungo dibattito. Il governo chiedeva l'inizio dell'esame al 10 dicembre mentre le opposizioni chiedevano di partire da gennaio. Il voto in aula è previsto a gennaio. Il ddl Boschi tornerà poi al Senato per il voto definitivo (della prima lettura). Oggi intanto la commissione Affari costituzionali ha cominciato a esaminare gli oltre mille emendamenti (388 del M5s, 213 di Fi, 203 del Pd, 174 di Sel, 80 della Lega, 33 di Scelta civica, 29 di Ncd, 31 del misto, 24 Pi e 1 di Fdi).

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