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Questo articolo è stato pubblicato il 27 novembre 2014 alle ore 18:26.
L'ultima modifica è del 27 novembre 2014 alle ore 18:28.

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(Epa)(Epa)

Nessun taglio della produzione di petrolio. Nessun richiamo ufficiale al rispetto del limite di 30 milioni di barili al giorno, fermo da dicembre 2011. E nemmeno l'annuncio di un vertice straordinario, prima di quello già fissato per giugno. L'Opec alla fine è riuscita a sorprendere tutti e non è un'esagerazione prevedere che il meeting di ieri resterà nella storia.

Benché alla vigilia fosse già chiaro che l'Organizzazione degli esportatori di greggio non si apprestava a chiudere vigorosamente i rubinetti, nessuno aveva prospettato un esito così estremo da poter essere sintetizzato con un ossimoro: il Cartello ha sposato la causa del liberismo. Già, perché l'intento - reso decisamente esplicito - è quello di affidare alle leggi di mercato il compito di riequilibrare domanda e offerta, attraverso gli opportuni aggiustamenti di prezzo.

Il mercato non si è lasciato pregare. Le quotazioni del petrolio, già in forte ribasso e ai minimi dal 2010, dopo il vertice Opec hanno accelerato la discesa al punto che il Wti ha ripiegato sotto 70 dollari al barile. Il Brent, lasciando sul terreno oltre il 7%, è invece sceso a 72 dollari. Considerato che gli americani sono assenti dai mercati, perché festeggiano il Thanksgiving, avrebbe potuto persino andare peggio. Ma c'è tempo.

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