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Questo articolo è stato pubblicato il 28 novembre 2014 alle ore 06:37.
L'ultima modifica è del 28 novembre 2014 alle ore 08:55.

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È ancora presto per dire se ieri si sia aperta una nuova e più efficace fase nella strategia di contrasto all'evasione fiscale. Probabilmente, i presupposti ci sono anche se, con realismo, occorre ricordare che per voltare davvero pagina non basta dire che «è finito il tempo dei furbi».

Come sempre quando si parla di lotta all'economia sommersa, tanto gli obiettivi dichiarati (dai governi e dall'amministrazione) quanto gli strumenti congegnati per raggiungere quegli obiettivi devono superare il difficile esame della "prova sul campo".

Per stare ai fatti, sul versante degli obiettivi ieri il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, intervenuto a Ostia all'inaugurazione dell'anno accademico della scuola di polizia tributaria della Gdf, ha difeso e rilanciato il tema della lotta all'evasione, definendola una «battaglia sacrosanta».

Una battaglia da condurre con intelligenza, partendo dalla consapevolezza che la prima causa dell'illegalità è la complicazione del sistema fiscale, che va reso più semplice perché «la semplicità è il presupposto per la legalità». Renzi ha ribadito e rafforzato la linea più volte indicata dal direttore dell'agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, facendola - a questo punto - diventare qualcosa di più dell'orientamento dell'amministrazione. Ora c'è una dichiarazione politica del capo del governo che ancor più sostiene e legittima il nuovo corso dell'agenzia. La ricetta è nota ma - ancora - se a enunciarla è il premier l'effetto non è lo stesso: estensione dell'obbligo di fattura elettronica; nuovo rapporto con il cittadino-contribuente per favorire l'adempimento spontaneo ma anche auto-correzione di eventuali incongruenze con il ravvedimento operoso extra-large; più attenzione alle frodi Iva (da qui anche le norme sul reverse charge inserite nella legge di Stabilità e in attesa del disco verde della Ue); uso più incisivo delle banche dati.

E qui arriviamo dritto all'altro aspetto: quello degli strumenti anti-evasione. E proprio su quest'ultimo punto le parole di Renzi si incrociano con l'emendamento alla legge di Stabilità che si appresta a far cadere alcune delle attuali criticità nell'uso di una delle più potenti banche dati a disposizione del fisco quale è la superanagrafe dei conti e dei movimenti finanziari. L'agenzia delle Entrate già oggi dispone di moltissime informazioni sui conti e sui movimenti finanziari dei contribuenti: oltre ai dati indentificativi dei rapporti, anche i saldi a inizio e fine anno; le movimentazioni totali annue; l'utilizzo delle carte di credito e persino il numero di accessi alle cassette di sicurezza.

L'utilizzo di questa enorme mole di informazioni sarebbe però piuttosto complesso, il che spiegherebbe l'emendamento destinato a rendere più facile per l'amministrazione l'impiego di questi dati. Tutto bene a patto che si sappiano evitare gli eccessi. Perché questa maggiore libertà nell'utilizzo dei dati deve essere ricondotta a un sistema di garanzie che al momento non si vede, almeno per come è scritta la norma nella legge di stabilità (tra l'altro, il garante della privacy - sempre molto sensibile a questi aspetti - non starà certo a guardare senza dire nulla). I blitz sugli scontrini fiscali sono serviti a poco. Ma, attenzione, perché anche l'uso improprio delle banche dati finirebbe per diventare una versione 2.0 del vecchio "fisco spettacolo". Che ora si vuole rottamare.

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