Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 28 novembre 2014 alle ore 10:37.
L'ultima modifica è del 28 novembre 2014 alle ore 14:36.

My24
Il premier britannico David CameronIl premier britannico David Cameron

Quando si parla di immigrazione in Gran Bretagna bisogna intendersi. Il sistema britannico è uno dei pochi che offre ai nuovi arrivati, sia rifugiati sia immigrati per lavoro, un sistema di welfare paragonabile solo a quello tedesco che in Italia non esiste né mai è esistito per una persona che non ha mai lavorato o ha perso il lavoro.

Ecco perché i proclami pre-elettorali del premier britannico David Cameron, che nei giorni scorsi ha chiamato in causa direttamente i nostri immigrati («la libera circolazione sta favorendo troppo l'immigrazione di italiani, a scapito dei residenti»), vanno presi col giusto grado d’indignazione. Con tutta probabilità Londra rimarrà «Londres» «la metropoli cosmopolita delle mille possibilità» come da recente copertina del settimanale Le Point, celebrazione che in quanto francese fa sempre un certo effetto (l’opposto sembra ancor più difficile da leggere).

Oggi da West Midlands, cuore dell’isola lontano da Londra, Cameron tranquillizza i suoi elettori, i non londoners in particolare: «Il mio obiettivo è semplice: rendere il nostro sistema di immigrazione più giusto e frenare l'afflusso eccezionalmente elevato di immigrati provenienti dal resto dell'Ue». Il suo piano per frenare l'afflusso d'immigrati dell'Unione europea, nella versione populista “i turisti del welfare”, implicherà richieste eccezionali: la modifica dei trattati europei. «Non c'è alcun dubbio che il piano nel suo insieme richiederà alcune modifiche dei trattati e io sono fiducioso nelle nostre capacità di negoziare» dice Cameron alla conferenza stampa di presentazione delle misure.

Il discorso del premier arriva il giorno dopo la pubblicazione delle ultime cifre sull'immigrazione e a sei mesi dal voto. Il partito conservatore ha fissato come obiettivo quello di limitare il saldo di migranti a centomila persone. Giovedì, l'Ufficio nazionale di statistica ha rivelato un aumento del 39% del saldo positivo migratorio tra giugno 2013 e giugno 2014, pari a 260mila persone. Oltre la metà dei 583mila nuovi arrivi in questo periodo sono cittadini di uno dei 27 Paesi dell'Unione Europea.

Il discorso del premier non nasconde l’ansia per le elezioni politiche della prossima primavera: sa che il referendum scozzese per l’indipendenza del settembre scorso - fallito per poco ma un gran successo per le concessioni strappate da Edimburgo a Londra - ha sancito la sua debolezza politica. L’altro argomento per tenere a bada lo scontento dei sudditi è il referendum con cui il il Regno Unito dovrà decidere se rimanere o no nell’Unione euriopea, si terrà nel 2017 ma solo se i conservatori vinceranno le elezioni del maggio 2015. Adesso il premier cerca di contrastare l’irresistibile ascesa dell’Ukip di Nigel Farage, il partito populista anti-euro e anti-immigrazione.

Tutto questo Juncker lo sa: non è un caso che oggi fonti dell’Unione europea fanno sapere che la Commissione segue da vicino il dibattito britannico e il presidente della Commissione ha telefonato giovedì (ieri) a Cameron.

Non potendo agire sulla libera circolazione delle persone, Cameron annuncia nuove misure per limitare l'accesso alle prestazioni sociali degli immigrati provenienti dall'Unione Europea. Quando si parla di Ue bisogna ricordare che l’Isola è stata “invasa” con l’allargamento comunitario nel 2007 e l’immigrazione dall’Est Europa, in particolare Romania e Bulgaria.

Le linee guida dell’atteso discorso sono state svelate nella notte. Cameron chiederà un minimo di quattro anni prima che gli immigrati possano ottenere determinati benefici, come il sussidio di disoccupazione o case popolari. E dovranno lasciare il Paese se non troveranno lavoro entro sei mesi. Le nuove limitazioni costituiscono una «necessità assoluta» se il Regno Unito vuole restare nell'Ue, sostiene Cameron.

Altre ipotesi delle settimane scorse, come un tetto sul numero di ingressi per gli immigrati, sono state invece abbandonate: i consiglieri di Cameron temono che una misura del genere sia inapplicabile perché non conforme al principio di libera circolazione delle persone all’interno dell’Unione europea. Sembra dunque che il confronto-scontro fra i governi di Germania e Gran Bretagna di un mese fa abbia sortito i suoi effetti. Tanto è vero che oggi Cameron dice: «La Gran Bretagna sostiene il principio di libera circolazione. Ne trae benefici. Accettarlo è cruciale nell'essere parte del mercato unico. Principio che non vogliamo distruggere o trasformare».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi