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Questo articolo è stato pubblicato il 29 novembre 2014 alle ore 09:36.
L'ultima modifica è del 29 novembre 2014 alle ore 18:25.
«La Spagna non è un Paese corrotto», ha detto Mariano Rajoy al Parlamento. Ma anche nella difesa strenua del suo governo, il premier ha dovuto ammettere che il Partito popolare, il partito che lui stesso ha portato al trionfo elettorale tre anni fa, deve affrontare «problemi gravi» legati alla corruzione. E per tentare di placare l’opinione pubblica, ha dovuto annunciare un pacchetto di 70 misure per rinnovare la politica e aumentarne la trasparenza.
Dopo le dimissioni del ministro della Sanità, la fedelissima Ana Mato, coinvolta nello scandalo di fondi neri del Partito popolare, Rajoy ha difeso l’innocenza di Ana Mato, ha respinto gli attacchi al suo governo e ha tentato di rilanciare la lotta alla corruzione. «La Spagna non è un Paese corrotto», ha ripetuto. «Ma si sta creando un clima - ha aggiunto - irrespirabile. Comprendo l’indignazione dei cittadini anche se dobbiamo stare molto attenti ad alimentare una sfiducia generalizzata nei confronti degli strumenti della convivenza democratica».
«Qualcuno ha sbagliato nel mio Partito e per questo ho già chiesto perdono. Ma non posso accettare che il sospetto di corruzione investa tutta la classe politica spagnola”, ha affermato Rajoy presentando un «arsenale potente», in due diversi progetti di legge, con misure per affrontare il problema, fra cui nuove stringenti norme per i partiti politici sul finanziamento, la trasparenza e il conflitto di interessi. Con la reintroduzione del reato di finanziamento illecito dei partiti.
Dibattito acceso
Nelle cinque ore di dibattito alle Cortes Generales, Pedro Sanchez, il nuovo leader dei socialisti all’opposizione, ha accusato Rajoy di non essere nella posizione di contrastare la corruzione, perché «non in grado di farlo e privo della necessaria legittimazione per farlo». «Perché Ana Mato si è dimessa? Per ragioni di salute?», ha chiesto in modo provocatorio Sanchez.
Ana Mato, ministro della Sanità e dirigente del Partito popolare considerata molto vicina al premier, si è dimessa mercoledì scorso, perché implicata, seppur indirettamente, nel cosiddetto scandalo Gurtel, una vicenda di corruzione e favori illeciti che ha messo più volte in difficoltà il governo e tutto il Partito popolare. Secondo i magistrati - che hanno chiuso l’inchiesta chiedendo il rinvio a giudizio di 43 tra esponenti politici e imprenditori - l’ormai ex ministro della Sanità è coinvolta nei reati di cui è accusato l’ex marito, Jesus Sepulveda, dirigente di lungo corso del Partito popolare al centro di «un’organizzazione che versava tangenti ad alti funzionari comunali e regionali in cambio di appalti pubblici».
Mato, per la quale c’è al momento solo una citazione per responsabilità civile, «avrebbe beneficiato, da sola o in compagnia di altri membri della famiglia, di regali come biglietti ferroviari e aerei, soggiorni in hotel, oggetti di lusso».
Nel corso delle indagini sullo scandalo Gurtel e sulla vicenda Barcenas ad esso collegata, i magistrati e la stampa spagnola hanno svelato una trama di tangenti, fondi neri e contabilità segreta che nel Partito popolare si è sviluppata per oltre vent’anni, fino al 2010.
L’ascesa di Podemos
Sarà una lunga campagna elettorale quella che porterà la Spagna alle elezioni politiche del 2015. Tra il Partito popolare al governo e il Partito socialista all’opposizione si fanno largo gli indignados di Podemos, il nuovo movimento guidato da Pablo Iglesias.
A spingere Podemos è la forza della protesta e delle rivendicazioni che gli indignati spagnoli hanno hanno manifestato nelle nelle piazze delle città in questi anni di dura crisi economica. Podemos, oggi il primo partito nelle intenzioni di voto, guadagna consensi chiedendo maggiore giustizia sociale e migliore politica. Ma propone anche un piano shock per l’economia che comprende tra le altre misure anche una riforma del sistema del credito e la lotta alla corruzione e all’evasione fiscale.
I socialisti hanno una posizione più tradizionale e puntano tutto sul nuovo corso di Pedro Sanchez. Mentre a Rajoy, soprattutto dopo gli scandali nel Partito popolare, non resta che affidarsi ai dati economici che segnalano la ripresa del Paese dopo la lunghissima recessione.
La ripresa delle costruzioni
A sette anni dallo scoppio della bolla speculativa immobiliare che aveva poi travolto l’intero sistema bancario del Paese, il settore spagnolo delle costruzioni di case è tornato nel terzo trimestre per la prima volta su valori positivi, con un aumento dell'1,3% degli investimenti rispetto al trimestre precedente. Quello immobiliare è l’ultimo indicatore della ripresa economica, con una crescita del Pil aumentata dello 0,5% nel trimestre e che segna già cinque trimestri positivi. Gli investimenti nelle costruzioni di case sono stati nel trimestre di 10,5 miliardi di euro, rispetto ai 32 miliardi di euro registrati in media prima dello scoppio della bolla speculativa, pari a un 4% del Pil, rispetto al 12% del Pil del 2006.
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