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Questo articolo è stato pubblicato il 29 novembre 2014 alle ore 08:12.

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ROMA
Segnali in chiaroscuro sul mercato del lavoro: dopo due mesi consecutivi (agosto, +20mila posti e settembre, +51mila, sempre nel confronto congiunturale) il numero di occupati, sul mese, ad ottobre è tornato a diminuire di 55mila unità. Si "azzera", così, l'incremento di 116mila posti registrato a settembre, rispetto ai 12 mesi prima: a ottobre, sull'anno, l'occupazione è tornata «sostanzialmente stabile», ha rilevato ieri l'Istat.
È schizzato in alto il numero dei senza lavoro che hanno raggiunto la soglia record di 3 milioni e 400mila unità (la crescita è stata del 2,7% rispetto a settembre, pari a 90mila persone in più, e del 9,2% sull'anno, +286mila unità). Anche il tasso di disoccupazione, ad ottobre, è tornato a salire, superando la soglia del 13%, 13,2% per la precisione, e rispetto al 12,3% dell'anno prima ha fatto registrare un significativo balzo in avanti: «È stato il più elevato», assieme alla Finlandia, registrato da Eurostat tra i 18 paesi dell'Eurozona (qui il tasso di disoccupazione è rimasto stabile all'11,5%). E l'Italia è in affanno anche sui giovani: da noi il tasso di disoccupazione dei 15-24enni è salito al 43,3% (in aumento di 0,6 punti sul mese). Ci confermiano al terz'ultimo posto nell'Eurozona: peggio di noi solo Spagna (53,8%) e Grecia 49,3% (dato di agosto). Alle prime posizioni i soliti paesi virtuosi: Germania (7,7% di disoccupazione giovanile), Olanda (9,7%) e Austria (10%).
I dati relativi al mese di ottobre hanno "gelato" i timidi segnali positivi registrati nel terzo trimestre 2014, dove, nel tendenziale, l'occupazione è aumentata di 122mila posti; e sono cresciuti, soprattutto, i rapporti di lavoro con contratto a tempo indeterminato, pari a oltre 400mila nuovi contratti, +7,1% rispetto a un anno prima, secondo l'anticipazione delle comunicazioni obbligatorie fornita dal ministero del Lavoro. Certo, bisognerà attendere il dato sulle cessazioni per capire l'effettivo peso dell'occupazione stabile. Sembra invece funzionare il decreto Poletti che ha semplificato i contratti a termine ed è intervenuto parzialmente sull'apprendistato: i rapporti a tempo, che continuano a rappresentare il 70% circa delle nuove attivazioni, sono saliti dell'1,8% (nel confronto con il terzo trimestre 2013), mentre gli apprendisti sono aumentati del 3,8% (un risultato, tuttavia, ancora modesto se confrontato con il +16% del secondo trimestre 2014). Il Governo ha guardato al "bicchiere mezzo pieno": «C'è ancora tanto lavoro da fare. Ma l'occupazione sta aumentando, con più di 100mila occupati da febbraio». E se crescono i disoccupati, ha aggiunto il sottosegretario, Graziano Delrio, «è per il calo delle persone inattive, diminuite di 377mila unità». «Anche i numeri del ministero del Lavoro sono positivi - ha aggiunto il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei -. Ma l'aumento dell'occupazione si concentra tra gli over50, mentre gli under35 faticano». Più cauto il ministro, Giuliano Poletti, che ha parlato di «un mercato del lavoro altalenante che segue un'economia dove la ripresa deve ancora fare i conti con la coda di una lunga crisi».
Del resto, non è un mistero, che l'Italia è ancora in profonda difficoltà: e per questo la fotografia dell'Istat «non mi sorprende, d'altronde basta guardarsi in giro», ha commentato il numero uno di Confindustria, Giorgio Squinzi. Il fatto è che i primi segnali di ripresa «arrivano dalla parte marginale del mercato del lavoro, donne, pensionati e ragazzi che per aumentare il reddito familiare si rimettono in cerca di un impiego - ha commentato l'economista del lavoro, Carlo Dell'Aringa -. La parte centrale del mercato fa invece segnare un sostenuto utilizzo della cassa integrazione e riduzioni di orari di lavoro». Il part-time involontario riguarda infatti il 63,6% dei lavoratori a tempo parziale. E c'è pure un problema di «forte aumento della disoccupazione di lunga durata che è arrivata al 62,3 per cento della percentuale complessiva dei senza lavoro - ha aggiunto il capo economista di Nomisma, Sergio De Nardis -. Si tratta di un fenomeno da monitorare perché rischia di innestare effetti di persistenza nelle sacche di disoccupazione».
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I CONTRATTI IN CIFRE
+7,1%
A tempo indeterminato
L'incremento annuo dei nuovi contratti nel terzo trimestre secondo i dati anticipati ieri dal ministero del Lavoro. Complessivamente sono stati 400mila
+1,8%
A tempo determinato
La variazione nel terzo trimestre rispetto allo stesso periodo del 2013. Continuano a rappresentare il 70% circa delle nuove attivazioni. Gli apprendisti aumentano invece del 3, 8%

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