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Questo articolo è stato pubblicato il 29 novembre 2014 alle ore 08:13.
L'ultima modifica è del 01 dicembre 2014 alle ore 16:18.
Per il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, la valutazione espressa ieri dalla Commissione europea sulla legge di stabilità e sui documenti programmatici del governo «contiene un riconoscimento ai progressi compiuti dall'Italia nello sforzo di modernizzazione». Al tempo stesso costituisce uno stimolo ad accelerare il programma di riforme «intrapreso con coraggio e determinazione per recuperare la competitività del nostro sistema produttivo». L'impegno del governo è a proseguire in questa direzione anche attraverso il piano di privatizzazioni, cui è affidato il compito di contribuire alla riduzione del debito pubblico.
La decisione era attesa, e il ministero dell'Economia rileva come si tratti nella sostanza di un via libera senza l'apertura di alcuna procedura di infrazione a carico del nostro paese. Bicchiere mezzo pieno, dunque. Quanto al rischio, paventato dalla Commissione Ue, di non conformità con i requisiti del Patto di stabilità e crescita (e conseguente riesame dell'intero dossier a marzo), Padoan rilancia: «Non ci sono solo annunci, ma grandi progressi sulle riforme strutturali». E la politica economica del governo resta orientata a rilanciare la crescita e l'occupazione. È la direzione di marcia della legge di stabilità, che punta a stimolare l'economia, «prevalentemente attraverso la riduzione delle tasse, in particolare quelle sul lavoro», e a finanziare le riforme strutturali. Il controllo dei conti pubblici è perseguito «attraverso il miglioramento della composizione della spesa e con l'obiettivo di ridurre il debito».
I dati sulla disoccupazione diffusi ieri dall'Istat parlano da soli. E tuttavia per il presidente del Consiglio, Matteo Renzi vi si può cogliere comunque un segnale, un'inversione di tendenza: «I dati della disoccupazione ci preoccupano. Ma il dato degli occupati in realtà sta crescendo. In Italia più persone lavorano rispetto a quando si è insediato il governo». Ma per recuperare vi è ancora «tanto da fare. Non bisogna negare i problemi, ma neanche guardare il bicchiere mezzo vuoto». Ci sono «100mila occupati in più», ripete da Catania. «Se riparte il Sud riparte l'Italia: questa è la priorità». C'è da rimboccarsi le maniche, «costerà fatica e sudore, ma noi questo Paese lo cambieremo. Il meglio deve ancora arrivare», aggiunge al termine dell'intervento nello stabilimento Ansaldo Breda di Reggio Calabria.
Sulla stessa lunghezza d'onda Padoan che insiste su uno degli elementi portanti della manovra: «Abbattiamo le tasse in modo permanente e credibile, attraverso riduzioni di spesa permanenti e credibili», osserva nel corso di un convegno alla Camera sul terzo settore. Si temeva la bocciatura di Bruxelles, è arrivato un via libera condizionato con verifica a marzo. Padoan legge nella decisione della Commissione Ue l'invito a «non sprecare l'occasione». Il nostro è un paese che suscita sentimenti «diversi e conflittuali: di irritazione, ma anche di grande fiducia sulle sue potenzialità». Centrale è il tema della lotta all'evasione. Padoan ribadisce quanto affermato due giorni fa alla cerimonia di inaugurazione dell'anno di studi della Guardia di Finanza: il problema dell'evasione fiscale «va risolto alla radice e non con i blitz». Occorre deterrenza, occorrono nuovi strumenti, ma al tempo stesso va potenziata la tax compliance, l'adempimento spontaneo al pagamento delle imposte. Al tempo stesso bisogna muoversi verso una logica di «aggiustamento complessivo del trattamento fiscale per la famiglia, in senso lato».
Le riforme strutturali «funzionano, ma occorre cambiare comportamento poiché se manca la fiducia ci si astiene dall'uso delle risorse». L'Italia – ammette Padoan – in Europa è uno dei paesi che presenta dati tra i peggiori: «Non siamo ancora usciti definitivamente da tre anni di recessione, ma riteniamo che l'anno prossimo sia di crescita positiva».