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Questo articolo è stato pubblicato il 30 novembre 2014 alle ore 08:12.

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ROMA
Nessun onere in più per le imprese: parola del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che interpellato all'assemblea della Cna ha risposto: «Oggi ragioniamo sulla necessità di fare in modo che si possa crescere, e se c'è una cosa che non dobbiamo fare è mettere addosso oneri in più». Poletti ha voluto rassicurare gli imprenditori: «Non abbiamo intenzione di produrre balzelli ulteriori, elementi di appesantimento - ha aggiunto -. Se possiamo fare qualcosa è trovare la maniera di costruire un ponte che aiuti le imprese a crescere. Se c'è uno scalino troppo grande lo dobbiamo limare per evitare che ci sia un muro che impedisce di andare più in là».
Nel Ddl delega Jobs act che da martedì sarà all'esame dell'Aula del Senato per il via libera definitivo, tra i motivi di preoccupazione delle imprese c'è il possibile incremento dell'indennizzo economico per i licenziamenti illegittimi. Il governo nell'attuazione della delega sembra intenzionato a confermare l'attuale importo dell'indennità per le imprese fino a 15 dipendenti (da un minimo di 2,5 ad un massimo di 6 mensilità). Per le medie e grandi imprese si sta ragionando su una doppia opzione: in caso di contenzioso il giudice può ordinare il pagamento di 1,5 mensilità per ogni anno di anzianità aziendale, con un tetto che potrebbe essere di 24 o 36 mensilità (più probabile 24), in alternativa l'imprenditore può offrire al lavoratore licenziato un'indennità di una mensilità per ogni anno di servizio (con un tetto a 18 o a 24 mensilità). Come è noto il Ddl delega prevede per i licenziamenti economici illegittimi il pagamento di un indennizzo «certo e crescente in base all'anzianità di servizio», al posto della reintegra che verrà confermata «nei licenziamenti nulli e discriminatori» e «per specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato». Il governo sta anche studiando la possibilità di consentire alle piccole imprese che per effetto delle nuove assunzioni con contratto a tutele crescenti dovessero superare la soglia dei 15 dipendenti, di estendere le nuove regole sui licenziamenti a tutti i lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato, vecchi e nuovi.
In vista di martedì, l'attenzione è rivolta alle minoranze del Pd: il governo intende capire che atteggiamento avranno prima di decidere se mettere o meno la fiducia, per rispettare la scadenza del 4 dicembre per l'approvazione. Al momento sembrano sicuri due "no" tra i civatiani. Questo rafforza l'idea di mettere la fiducia che accelererebbe molto i tempi. Un documento è stato firmato ieri dagli esponenti delle diverse anime della minoranza (Erica D'Adda, Federico Fornaro, Maria Grazia Gatti, Cecilia Guerra, Patrizia Manassero, Carlo Pegorer e Walter Tocci): chiede al Governo che «assuma impegni precisi su aspetti delicati» quali «il reintegro del lavoratore licenziato con motivazioni economiche che si rivelassero palesemente infondate», e «chiarezza sulle risorse disponibili e spendibili dal 2015 per i nuovi ammortizzatori sociali e per il nuovo sistema di politiche attive del lavoro».
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L'ITER

Martedì in aula
Il Jobs act, che è stato approvato in commissione al Senato giovedì, approderà nell'Aula di Palazzo Madama martedì prossimo
Poletti ottimista
«Penso che il Senato approverà la legge così come è stata proposta, ha già fatto due passaggi importanti parlamentari». Ottimista sull'iter del disegno di legge delega è il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, intervenuto a margine dell'assemblea nazionale della Cna a Mirandola (Modena). «Oggi esce un testo di legge migliorato rispetto a quello proposto dal governo», ha detto il ministro

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