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Questo articolo è stato pubblicato il 30 novembre 2014 alle ore 08:13.

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ROMA
Per due deputati in bilico che decidono di restare fedeli alla causa un nuovo senatore medita di mandare tutto all'aria. Daniele Pesco e Ferdinando Alberti tornano alla fine sui propri passi. Ma nella morsa del dubbio si ritrova ora stretto il senatore (ex) fedelissimo Giuseppe Vacciano. E come se non bastassero i fulmini e le saette di venerdì all'orizzonte per l'universo grillino si prepara un'altra maggiore tempesta, essendo nell'aria il rischio di espulsioni per una ventina di parlamentari. Di più a voler dare ascolto ad alcuni. Forse addirittura trenta.
Ore di fuoco corrono nelle chat interne al Movimento scosso profondamente dall'improvvisa nomina del direttorio a cinque. Mercoledì prossimo è il giorno segnato in rosso nei bollettini, quando l'assemblea congiunta degli eletti di Camera e Senato dovrebbe aggiungere alla ratifica dell'allontanamento forzato di Massimo Artini e Paola Pinna il giudizio sugli «invisi» al vertice politico del M5S. I pontieri si danno da fare per smorzare le polemiche ricordando che l'ordine del giorno della riunione prevede solo misure a sostegno del reddito di cittadinanza. Non abbastanza per azzerare le voci: sul punto più delicato i numeri oscillano, perché ai presunti inadempienti in ritardo con le rendicontazioni sul sito ufficiale - questa la motivazione ufficiale del repulisti - potrebbero aggiungersene altri nel mirino per ragioni diverse. E il lavoro di scrematura non è detto si fermi ai soli parlamentari: ciò che molti danno per scontato è prima o poi il cartellino rosso per Federico Pizzarotti a cui il fronte dei dissidenti guarda come catalizzatore del malcontento interno.
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