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Questo articolo è stato pubblicato il 01 dicembre 2014 alle ore 07:49.
L'ultima modifica è del 01 dicembre 2014 alle ore 11:32.

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Tabaré Vazquez, nuovo presidente dell'Uruguay (Reuters)Tabaré Vazquez, nuovo presidente dell'Uruguay (Reuters)

Ha vinto, stravinto. L'ex presidente dell'Uruguay Tabare Vazquez torna a guidare il suo Paese. Il candidato del raggruppamento di sinistra Frente Amplio ha vinto al ballottaggio contro il conservatore Luis Lacalle Pou e si insedierà il prossimo marzo come successore del suo compagno di partito, il carismatico Pepe Mujica.

Vazquez, 74 anni, viene dato vincitore con il 53-54% da tre diversi exit poll e il suo avversario, il 41enne Pou, indicato al 41%, ha già ammesso la sconfitta. Gli elettori hanno chiesto “più sviluppo economico, sociale e culturale”, ha detto Vazquez, un oncologo che fra il 2005 e il 2010 è stato il primo presidente di centro sinistra dell'Uruguay. Aveva terminato il mandato con alto tassi di approvazione, ma in base alla legge non aveva potuto ripresentarsi per un secondo mandato consecutivo. Ora promette di puntare su istruzione e diffusione capillare di Internet.

Tabaré Vazquez è stato il primo presidente di sinistra a spezzare la lunga egemonia dei partiti tradizionali, il Nacional e il Colorado. Nel primo mandato ha introdotto l'Irpef, ha istituito dei piani di emergenza nazionale per soccorrere la popolazione più povera del Paese e ha varato un programma energetico con l'utilizzo delle fonti rinnovabili. Inoltre l'Uruguay di Tabaré Vazquez è stato il primo Paese del mondo ad aver distribuito a ogni scolaro del Paese un computer portatile.

Un'isola felice quest'Uruguay di 3,4 milioni di abitanti dove la corruzione non è un problema nazionale, a differenza di quanto accade ai due giganti geografici confinanti: in Brasile gli scandali per corruzione hanno macchiato la campagna elettorale di poche settimane fa e in Argentina il vicepresidente Amado Boudou, processato per corruzione, è ancora in carica.
La vittoria di Vazquez consolida così l'appoggio popolare a quel particolare esperimento della sinistra latinoamericana che è il Frente Amplio, che ha associato politiche di solidarietà e riforme di stampo progressiste con una politica economica rigorosa e ortodossa, mantenendo le sue distanze tanto dal cosiddetto asse bolivariano - Venezuela, Bolivia, Ecuador e Nicaragua - come dai governi dei suoi due ingombranti vicini: il Brasile di Lula e Dilma e l'Argentina dei Kirchner.

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