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Questo articolo è stato pubblicato il 02 dicembre 2014 alle ore 12:57.
L'ultima modifica è del 02 dicembre 2014 alle ore 19:40.
Si allontano la prospettiva di una ripresa economica in Brasile. Le nuove stime, rilasciate dalla Banca Centrale, prevedono una crescita del Pil dello 0,19% per il 2014 e dello 0,77% nel 2015. L'inflazione veleggia sempre attorno al 6,5%, con il governo alle prese con il tentativo di raffreddare i prezzi.
Un rallentamento economico che si conferma più lungo del previsto, proprio mentre il Paese affronta una grave crisi di fiducia. Lo scandalo Petrobras (un sistema di tangenti articolato e capillare) è molto più di un episodio di corruzione soprattutto perché disvela una modalità di gestione della politica.
Il potente Pt (Partito dei lavoratori) che ha espresso gli ultimi due presidenti, Lula da Silva e Dilma Rousseff, mostra un'attitudine di controllo dello Stato che si traduce, secondo molti analisti politici, in un groviglio di interessi, collusioni e corruzioni che fa male al Paese. L'ex presidente Fernando Henrique Cardoso, esponente del Psdb (Partito socialista) descrive il Pt come una organizzazione burocratica che necessita molti soldi.
I meriti dei due governi Lula, capaci di traghettare fuori dalla povertà 30milioni di poveri e farli approdare nella tanto anelata classe media, sono indiscussi.
Ora però il modello di politica economica centrato sugli incentivi ai consumi pare aver raggiunto una soglia critica. Molti brasiliani sono ormai indebitati e va ricercata una nuova via. Il nuovo ministro dell'Economia, Joaquim Levy, sostituisce Guido Mantega che per molti anni ha svolto un buon lavoro. La grande sfida sarà quella di spingere l'economia senza che venga stritolata e munta dallo Stato.
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