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Questo articolo è stato pubblicato il 02 dicembre 2014 alle ore 06:36.

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La stima del ribasso petrolifero parla di un aiuto dell’1% per il Pil italiano. Alla rilevazione di una settimana fa, il prezzo medio dei carburanti italiani si aggirava su 1,63 euro al litro per la benzina e 1,54 per il gasolio. Ebbene, tolta la quota fiscale (l’automobile è il “bancomat” del Fisco) il costo industriale dei due carburanti è di 60 centesimi al litro per la benzina e 64 per il gasolio, carburante più caro all’origine anche se la diversità delle tasse lo rende più conveniente al consumatore.

La quotazione del greggio ora si aggira sui 70 dollari al barile, e per l’esattezza ieri la chiusura è stata a 72,54 ma ha toccato i 67,53 dollari, il minimo da cinque anni (si veda l’articolo qui sopra).

I prezzi del greggio orientano quelli dei carburanti raffinati, ma gli andamenti non sono identici perché sono due mercati differenti. Al distributore ieri in media i prezzi si aggiravano per la benzina fra 1,67 e 1,7 euro al litro e per il gasolio fra 1,6 e 1,63 (nei distributori no-logo 1,5 la benzina e 1,4 il diesel).

Il vantaggio per i consumatori e per il sistema industriale italiano è evidente. Gli economisti stimano che ogni 10 dollari in meno al barile il Pil dell’Italia guadagni lo 0,3%.

Secondo Davide Tabarelli di Nomisma Energia il vantaggio per il Pil italiano si aggirerà sull’1% del Pil, con un risparmio fra i 10 e i 15 miliardi sulle importazioni energetiche.

Il vantaggio per i consumatori è nel ribasso dei prezzi di molti beni, che diventano più accessibili. Il vantaggio per l’industria è la possibilità di accrescere la competitività dei listini per l’export.

L’Autorità dell’energia, nel prossimo aggiornamento delle bollette di luce e gas che varrà da Capodanno, rileverà questi ribassi.

«Prosegue l’anomalia italiana rappresentata da un carico fiscale eccessivo sui carburanti », afferma Assopetroli-Assoenergia, che censisce i prezzi insieme con i benzinai aderenti all’associazione Figisc Anisa Confcommercio.

Ci sono però aspetti meno visibili. Per esempio sui biglietti d’aereo. Per le compagnie aeree il rifornimento di cherosene rappresenta il 20% dei costi operativi (il 40% per le stringatissime compagnie lowcost).

Ne soffrono le compagnie petrolifere, e possono soffrirne le imprese che avevano contrattato futures con la consegna oggi per le partite di prodotti petroliferi con i prezzi contrattati mesi fa.

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Fonte: ministero Sviluppo economico

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