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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2014 alle ore 08:48.
L'ultima modifica è del 05 dicembre 2014 alle ore 17:28.

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Obama con Ashton Carter (Reuters)Obama con Ashton Carter (Reuters)

NEW YORK - Ha una laurea a Yale e un dottorato in fisica teorica dell'Università di Oxford. Ha ricoperto incarichi accademici al Mit e alla Kennedy School of Government di Harvard. E vanta una comprovata passione per i numeri del budget e per il management che ne fanno un “wonk”, un super-esperto e tecnocrate, più che uno stratega militare.
Ashton Carter, a prima vista, ha un curriculum insolito per la poltrona di Segretario alla Difesa degli Stati Uniti in un’era nuovamente dominata dalle tensioni, dalla guerra a Isis alle crisi con Vladimir Putin, dalla minaccia del virus Ebola fino al disimpegno dall'Afghanistan. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama oggi lo ha nominato segretario alla Difesa al posto di Chuck Hagel.

Non era il 60enne Carter, va detto, la prima scelta: la Casa Bianca sperava di poter nominare la prima donna al comando del Pentagono, la 53enne Michele Flournoy. Già numero tre della Difesa come sotto-Segretario per le politiche della Difesa, co-fondatrice del centro di ricerca Center for a New American Security e ora al Boston Consulting Group, era già stata in lizza negli anni scorsi per la posizione. Flournoy, però, si è fatta da parte sorprendendo Obama. E da parte si è fatto anche un rincalzo, il senatore del Rhode Island Jack Reed. Un altro nome di alto profilo, quello dell'attuale ministro della Sicurezza interna, la Homeland Security, Jeh Johnson, è stato escluso perché troppo controverso dopo il suo ruolo di punta nel varo delle recenti riforme di Barack Obama sull'immigrazione.

Ma quella di Carter non è niente affatto una scelta di ripiego. Ecco perché: ha la caratura intellettuale per essere preso sul serio. E se non ha un passato bellico ha esperienza nelle politiche di sicurezza, domestica e internazionale: è stato vice-Segretario alla Difesa tra il 2011 e il 2013, nei fatti il numero due del Pentagono e il suo “direttore operativo”. È considerato il massimo esperto di bilancio, di investimenti e contratti per sistemi d'arma e di politiche di gestione in una fase comunque caratterizzata dalla necessità di efficienza per le ridotte risorse. La sua durezza come dirigente è proverbiale: ha cancellato il Future Combat System, un programma da 200 miliardi, e ridimensionato i costi del colossale progetto di Joint Strike Fighter, il nuovo caccia interforze.

I suoi inizi nel governo risalgono agli anni Novanta, all'amministrazione di Bill Clinton, dove ricoprì un ruolo senior di consigliere al Pentagono sulle questioni internazionali, a stretto contatto con l'allora Ministro William Perry. Più di recente ha invece lavorato nel settore privato, come consulente e partner nella Global Technology Partners e presso l'Aspen Strategy Group. Ed è stato impegnato su alcune delle iniziative più d'avanguardia della Difesa americana, a cominciare dalla ciber-sicurezza.

Insomma, un consumato insider che è in grado di farsi ascoltare sia dalla Casa Bianca e dal suo Consiglio di Sicurezza Nazionale - un'impresa che non era mai riuscita al Segretario uscente Chuck Hagel - che dai militari del Pentagono. E anche dall'opposizione repubblicana, che avrà l'anno prossimo la completa maggioranza al Congresso e dovrebbe confermare la sua nomina. La sua competenza è riconosciuta e fiducia esplicita gli hanno già dato due influenti senatori conservatori, il veterano John McCain e Jim Inhofe, che sarà il prossimo presidente della Commissione Difesa.

Non manca qualche ombra sulla carriera di Carter e le sue prese di posizione. Nel 2006 si schierò a favore di un attacco preventivo contro la Corea del Nord che si apprestava a tentare il lancio poi fallito di un missile a lunga gittata. Un errore di valutazione che viene ascritto alla sua scarsa dimestichezza con decisioni scottanti.

«Un onore e un privilegio». Così Ashton Carter ha definito la sua nomina a ministro della Difesa ufficializzata dal presidente Obama durante una cerimonia alla Casa Bianca. «Ho deciso di accettare questa offerta del presidente per la serietà delle sfide che dobbiamo affrontare - ha affermato - ma anche per le brillanti opportunità che esistono per l'America se sapremo coglierle». Carter, che è il sesto ministro della Difesa di Obama, ha tenuto a rimarcare «il grande rispetto che nutre per gli uomini in uniforme» e ha reso omaggio al suo «illustre predecessore e mentore» William J. Perry.

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