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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2014 alle ore 19:08.
L'ultima modifica è del 04 dicembre 2014 alle ore 10:21.
La notizia sembrava più che fondata, essendo stata diffusa dal primo ministro.
«È stato segnalato un incidente nucleare nell’impianto di Zaporizhzhya». Così, con questo laconico quanto allarmante annuncio, il premier ucraino Arsenji Yatsenyuk, ha gettato nel panico questa mattina gli investitori, nel Paese che 18 anni fa fu vittima del disastro di Chernobyl. Salvo essere smentito poche ore dopo dal suo ministro dell’Energia, che ha definito «insignificante» l’episodio, e dall’Agenzia di ispezione nucleare.
Nel frattempo però i mercati avevano reagito con i tempi dei mercati, cioè in pochi minuti csi era prodotta una vera e propria fuga dai titoli di Stato ucraini, il cui rendimento è schizzato di 147 punti base fino a un livello record del 23,78 per cento. E pure il rublo e i bond russi avevano accusato il colpo.
Non un gran debutto per il nuovo Governo ucraino, formato da tecnocrati scelti con un processo di selezione da headhunter. L’annuncio era parso credibile non solo per l’autorevolezza della fonte ma anche per la localizzazione della centrale nucleare, che si trova al confine con la regione di Donetsk, teatro di una guerra civile con i ribelli filorussi e vicino al luogo dove lo scorso luglio è stato abbattuto un aereo civile della Malaysian Airlines, uccidendo 283 passeggeri e 15 membri dell’equipaggio.
Il ministro dell’Energia ha poi spiegato che nell’impianto è stato danneggiato un trasformatore, provocando una riduzione della capacità produttiva, ma non è stato coinvolto nessun apparato del ciclo nucleare.
L’impennata dei bond non aiuta certo il Governo a onorare i suoi debiti. L’Ucraina ha evitato il default solo grazie ai prestiti per complessivi17 miliardi del Fondo monetario internazionale, da cui ora deve ottenere una nuova tranche di 2,8 miliardi di dollari. I fondi dell’Fmi sono però condizionati all’approvazione del bilancio 2015.
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