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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2014 alle ore 22:26.
L'ultima modifica è del 03 dicembre 2014 alle ore 22:40.

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Il governo britannico ha annunciato una nuova imposta sulle società multinazionali che cercano di evitare di versare i contributi al fisco nazionale. L'imposta, soprannominata «Google tax» a causa del gran numero di imprese tecnologiche che cercano di evitare il pagamento delle tasse, entrerà in vigore ad aprile, ha annunciato il Cancelliere dello Scacchiere George Osborne. «Oggi introduco una tassa del 25% sugli utili generati dalle società multinazionali con le attività qui nel Regno unito che vengono artificialmente portati fuori dal Paese», ha detto Osborne alla Camera nel tradizionale discorso autunnale. «Non è giusto per le altre imprese britanniche, non è giusto per il popolo britannico. Oggi lo fermeremo».

Già a settembre Osborne aveva annunciato una stretta sulle multinazionali che utilizzano complesse strutture societarie per limitare gli esborsi destinati al fisco britannico. «Faremo in modo che le grandi multinazionali paghino il dovuto», ha detto Osborne. «Alcune delle più grandi società al mondo, molte nel settore tecnologico, utilizzano strutture elaborate per evitare di pagare le tasse». E ha aggiunto: «Il mio messaggio è coerente e chiaro. Tasse basse, ma tasse che saranno pagate. La Gran Bretagna è stata di esempio al mondo su questo tema e oggi continua a esserlo».

La nuova tassa sugli utili trasferiti punta a raccogliere oltre un miliardo di sterline (1,6 miliardi di euro) nei prossimi cinque anni. I dettagli su come la tassa sarà applicata verranno resi noti il prossimo 10 dicembre.

Google nel 2013 ha prodotto nel Regno Unito ricavi per 5,6 miliardi di dollari e utili stimati in 1,4 miliardi ma ha pagato una imposta di soli 32 milioni di dollari. Con la nuova tassa dovrebbe invece pagare 350 milioni di dollari di imposte.

La manovra d’autunno presentata da Osborne colpisce anche le banche, per le quali viene introdotto un consistente cambiamento nel sistema di tassazione fissando un limite alle perdite che si possono far slittare nei successivi bilanci, operazione che si calcola possa portare nelle casse dello Stato 4 miliardi di sterline extra nei prossimi cinque anni.


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