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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2014 alle ore 06:37.
L'ultima modifica è del 03 dicembre 2014 alle ore 06:48.

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ALGERI

Lo stop di Putin al gasdotto South Stream «non preoccupa nell’immediato» il Governo italiano ma accelerererà quel processo di “riposizionamento” delle strategie di approvvigionamento energetico italiano già avviate da tempo e che si concentreranno più nel Mediterraneo e in Africa che verso Russia e Paesi dell’Est. Questo il senso delle parole usate ieri dal premier Matteo Renzi dopo il colloquio con il presidente algerino, Abdelaziz Bouteflika a conclusione di una visita in gran parte dedicata al salvataggio della Lucchini di Piombino (2000 lavoratori) da parte del gruppo algerino Cevital che proprio ieri ha ottenuto dal ministero italiano dello Sviluppo economico il via libera definitivo con l’autorizzazione al commissario straordinario ad accettare l’offerta. Ma la visita in Algeria di Renzi (che segue quella di Monti nel 2012 e quella di Prodi del 2007) rientra più in generale nella strategia italiana ed europea per ridare centralità alle relazioni con la sponda Sud del Mediterraneo. L’Italia ha una «grande tradizione» nel Mediterraneo che, rileva Renzi, negli ultimi anni «si è un po’ persa». Ora c’è bisogno di «rimettere il Mediterraneo al centro della strategia», non solo nel campo energetico, ma anche in altri settori come agricoltura e cibo nei quali «abbiamo perso la leadership» e per i quali «l’Expo sarà una grande occasione».

Renzi ha ringraziato il presidente algerino e il primo ministro Abdelmalek Sellal per il contributo del Paese alla lotta contro il terrorismo e il fondamentalismno islamico e per il contributo essenziale alla stabilizzzione della regione. Un rapporto, quello tra Roma e Algeri rafforzato da un’antica tradizione nel settore energetico con i colossi Eni ed Enel presenti a decenni nel Paese (anche durante gli anni più tragici del terrorismo islamico). La sponda Sud del Mediterraneo, secondo Renzi, insieme ad altri Paesi dell’Africa Subsahariana come Nigeria, Angola, Mozambico e Congo rappresentano la proiezione naturale per l'Italia in cerca di gas e petrolio. Ecco perché, secondo il premier, senza nulla togliere alle collaborazioni con molti Paesi dell’Est oltre alla Russia come Azerbaijan, Kazakhstan, Turkmenistan «nel futuro la questione energetica sarà più in direzione Nord-Sud che Est-Ovest».

Ecco perché lo stop di Putin al progetto di South Stream e la decisione di bloccarne la realizzazione «non è per noi motivo di preoccupazione immediata». Quel progetto, dice Renzi, «era stato fortemente contrastato e condizionato dalla procedura di infrazione dell’Unione Europea, era un progetto che non consideriamo fondamentale per l’Italia».

Oltre all’Algeria il nostro Paese, anche per motivi storici, intende mantenere un rapporto privilegiato con un altro grande fornitore di gas e greggio, ossia la Libia squassata però da una guerra civile che apre priicolosi spiragli a infiltrazioni di Ansar al Sharia a Derna, al confine con l’Egitto, dove il Califfato ha piantato le sue bandiere nere. «L’Italia – osserva Renzi – è l’unico Paese che tiene aperta l’ambasciata a Tripoli e questo è un messaggio di speranza ma c'è molta preoccupazione per quanto accade in quel Paese». C'è un numero molto importante di immigrati che viene in Italia dalle coste libiche e siamo interessati e lavoriamo affinché in Libia «si apra una stagione di prosperità e pace».

Con tutti i suoi interlocutori algerini, Renzi discute delle future collaborazioni non solo nel settore energetico. Una partnership più stretta rafforzata dall’investimento del grande gruppo Cevital nel salvataggio di Piombino. Per il Presidente del Consiglio quello è «un ottimo passo avanti nelle relazioni tra Italia e Algeria e nel business di una realtà così importante come la Costa Toscana; aspettiamo gli ultimi passaggi formali e siamo pronti ad accogliere in Italia gli imprenditori algerini».

Renzi appare fin troppo prudente anche se nelle stesse ore da Roma il ministero dello Sviluppo Economico sdogana l’accordo. L’annuncio ufficiale tra pochi giorni a Roma.

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LE DICHIARAZIONI

La vicenda del gasdotto

Il presidente del Consiglio, ieri in visita ad Algeri, ha sottolineato che lo stop di Putin al South Stream «non è per noi motivo di preoccupazione immediata», anche perché quel progetto «era stato fortemente contrastato e condizionato dalla procedura d’infrazione dell’Unione europea, era un progetto che non consideriamo fondamentale»

Il ruolo dell’Italia

Matteo Renzi ha detto che l’Italia ha una «grande tradizione» nel Mediterraneo che negli ultimi anni si è un po’ persa. Ora c’è bisogno, ha continuato il presidente del Consiglio, di «rimettere il Mediterraneo al centro della strategia» non solo nel campo energetico ma anche
in altri settori come agricoltura
e cibo

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