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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2014 alle ore 12:45.
L'ultima modifica è del 03 dicembre 2014 alle ore 17:37.

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Le stesse perplessità le manifesta il prefetto Monteleone: «Un giovedì mi ha chiamato il prefetto Morcone e mi ha detto: “Abbiamo individuato nella città di Policoro una struttura ricettiva dove sabato arriveranno duecento extracomunitari. Perché c'è un'emergenza nazionale”. Io sono rimasto molto sorpreso, perché mi sono trovato, diciamo, bypassato (…) Mi dissero che (…) che sarebbe seguita di lì a poco una convenzione-tipo che dovevamo far firmare alla Prefettura, senza sapere chi fossero questi qua. Io ho appreso dopo di questa Auxilium. L'ho appreso un giorno dopo, due giorni dopo (…) E' arrivato tutto prestabilito da Roma. Tutto».

La seconda fase del business dei migranti ha inizio nella primavera del 2011, quando il Governo Berlusconi requisisce il «Villaggio degli aranci», un complesso residenziale di 404 unità abitative costruito dalla ditta Pizzarotti e C. Spa, di Parma, su 25 ettari nella piana di Catania appartenente (nulla e che vedere con l'omonimo attuale sindaco di Parma ndr). Occupato fino a poco prima dai militari americani di base a Sigonella, il Villaggio viene trasformato nel Cara di Mineo. Anche lì, sempre grazie al regime di deroga, l'appalto viene assegnato senza gara al ribasso. A prenderlo è un raggruppamento che, oltre alla stessa Pizzarotti, include Legacoop (le ex cooperative rosse), la Cascina, e il Consorzio «Calatino terra di Solidarietà», ente creato dai comuni locali popolato da persone legate all'attuale ministro dell'Interno Angelino Alfano. A occupare la poltrona di presidente del Consorzio è Giuseppe Castiglione, prima presidente della Provincia di Catania, poi deputato del Pdl e ora sottosegretario all'Agricoltura in quota Ncd da sempre legato al ministro, e dopo di lui Anna Alois, neo-eletta sindaco di Mineo, anche lei del Ncd. Esperto del presidente del Consorzio: Luca Odevaine.

Nell'estate del 2012, indagando su Carminati per conto dei Pm di Roma Paolo Ielo e Giuseppe Cascini, i carabinieri del Ros si accorgono del suo coinvolgimento nella gestione di un campo-nomadi alla periferia di Roma. E scoprono il suo legame con Salvatore Buzzi, un pregiudicato divenuto presidente di un consorzio di “cooperative sociali” legate alle Legacoop (vedi box).

«Si erano divisi il mercato distribuendo mazzette. In pratica ogni appalto era diviso in lotti di maggioranza e lotti di minoranza», rivela a Il Sole 24 Ore una fonte che chiede l'anonimato. Il grande salto avviene nel periodo di Alemanno, quando le cooperative controllate dal sistema «Carminati/Buzzi» moltiplicano di oltre 15 volte il proprio fatturato. Ma la vittoria elettorale di Ignazio Marino non cambia nulla. Anche perché, come spiega lo stesso Buzzi in una conversazione captata dal Ros alla vigilia delle elezioni comunali del 2013, l'associazione si era coperta su ogni fronte: «La cooperativa campa di politica. Il lavoro che faccio io lo fanno in tanti, perché lo devo fare io? Finanzio giornali, finanzio eventi, pago segretaria, pago cena, pago manifesti. Lunedì c'ho una cena da ventimila euro (...) C'ho quattro cavalli che corrono col Pd, con la Pdl ce ne ho tre e con Marchini c'è... c'ho rapporti con Luca (Odevaine) quindi va bene lo stesso. Lo sai a Luca quanto gli do? Cinquemila euro al mese. Ogni mese (…) un altro che mi tiene i rapporti con Zingaretti 2.500 al mese. Un altro che mi tiene i rapporti al comune 1.500, un altro a... sette e cinquanta... un assessore diecimila euro al mese… ogni mese, eh! (…) Per le elezioni siamo messi bene… siamo coperti».

Una volta arrivati a Odevaine gli investigatori raggiungono il cuore istituzionale dell'emergenza migranti. In quanto responsabile della protezione civile della provincia di Roma (con Zingaretti), Odevaine era infatti entrato a far parte del Tavolo di coordinamento nazionale istituito dal Viminale per fronteggiare la crisi.
Una circolare del ministero dell'Interno del 13 dicembre 2012 spiega che una della mission del Tavolo è quella di «provvedere all'elaborazione di un'ipotesi di ripartizione» dei compiti. A coordinare la ripartizione delle mazzette secondo la Procura sarebbe invece stato Odevaine. Nell'ordinanza del Gip si legge infatti che costui ha fatto in modo di «orientare le scelte del Tavolo di coordinamento nazionale al fine di creare le condizioni per l'assegnazione dei flussi di immigrati alle strutture gestite dai soggetti economici riconducibili a Buzzi».

I politici avevano anche un benefit collaterale: il ricorso alle cooperative per gli appalti ha infatti favorito la costituzione e il controllo di preziosissimi bacini di voti.

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