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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2014 alle ore 06:37.
L'ultima modifica è del 03 dicembre 2014 alle ore 06:47.

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BRUXELLES

Il commissario agli Affari monetari Pierre Moscovici si è difeso strenuamente ieri dinanzi al Parlamento europeo, criticato da più parti per avere concesso più tempo per risanare le finanze pubbliche ai paesi in difficoltà nel rispettare gli impegni comunitari, tra cui Italia e Francia. L’uomo politico francese si è difeso, spiegando tra le altre cose che in marzo la Commissione europea non esiterà a sanzionare i paesi che non avranno rispettato gli impegni.

In una audizione davanti alla Commissione affari economici dell’assemblea parlamentare, Moscovici ha ricordato che l’esecutivo comunitario ha scelto di valutare nuovamente i conti pubblici di Italia, Francia e Belgio nel marzo dell’anno prossimo, sulla base del bilancio 2014, della Finanziaria 2015 che sarà stata approvata entro allora dai rispettivi parlamenti nazionali e dagli sforzi messi in campo dai governi per modernizzare le loro economie (si veda Il Sole 24 Ore di sabato 29 novembre).

«Sarà un appuntamento di verità e non di indulgenza», ha insistito il commissario, riferendosi alla scadenza di marzo. In caso di possibile violazione delle regole «la Commissione non esiterà a prendersi le sue responsabilità». Moscovici ha ribadito che quanto fatto dall’Italia «è inferiore agli obiettivi» per il rispetto della regola del debito, obiettivi che tuttavia sono molto esigenti date le condizioni dell’economia, tanto da indurre la Commissione a rinviare il giudizio definitivo a marzo.

Per tutta risposta, il popolare tedesco Markus Ferber ha rimproverato alla Commissione di essere «troppo lasca» nell’applicare le regole di bilancio contenute nel Patto di Stabilità e di Crescita. La liberale francese Sylvie Goulard ha chiesto al commissario quale sia stata «la base legale» del rinvio di una decisione, notando che la Francia è in procedura per deficit eccessivo dal 2009 e paragonando l’esecutivo comunitario all’Onu, un’organizzazione nella quale l’ultima parola spetta ai paesi.

Bernd Lucke, il leader del movimento euroscettico tedesco Alternative für Deutschland, ha sostenuto che la situazione economica e la bassa inflazione non permettono una naturale svalutazione del debito. Quest’ultimo, quindi, ha registrato «un aumento reale». In questo contesto, secondo l’economista, «le regole non dovrebbero essere interpretate in modo più flessibile, ma semmai in modo più rigido» proprio per contrastare l’indebitamento pubblico.

La popolare olandese Esther De Lange ha messo l’accento sul fatto che «le regole sono le regole», e si è detta «molto preoccupata» dal fatto che i Paesi non sono trattati allo stesso modo, notando la flessibilità accordata a Francia e Italia, e non ad altri. Anche la socialista portoghese Elisa Ferreira si è lamentata con Moscovici, questa volta perché la Commissione non ha considerato eccezionale l’attuale situazione economica, tale da congelare nei fatti l’applicazione del Patto.

Il commissario francese ha risposto alle critiche spiegando che Bruxelles sarà pronta a introdurre sanzioni se i Paesi non avranno rispettato i loro impegni in marzo. «Non voglio distruggere il Patto, ma le sanzioni in sé non sono il riflesso della credibilità». Ha aggiunto che il tempo concesso ad alcuni Paesi «non deve essere tempo perso». Ha difeso la strategia del dialogo con i Paesi e ha voluto rassicurare i parlamentari che la Commissione intende difendere il futuro delle regole europee.

Le prese di posizione di molti deputati hanno colto di sorpresa lo stesso Moscovici. Evidentemente, il Parlamento ha ritenuto che con la sua scelta la Commissione abbia tradito le regole, rafforzando in ultima analisi il potere dei governi e indebolendo il metodo comunitario, proprio mentre l’assemblea tenta di accrescere il suo ruolo. Questa posizione è in contrasto con la richiesta di minore austerità proveniente da molti deputati. Le opinioni sui bilanci verranno discusse dai governi lunedì prossimo.

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