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Questo articolo è stato pubblicato il 04 dicembre 2014 alle ore 11:41.
L'ultima modifica è del 04 dicembre 2014 alle ore 11:51.

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Dopo l'operazione “Mondo di mezzo” della Procura di Roma ecco l'operazione “Caput mundi” dei finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e del Servizio centrale investigazione sulla criminalità organizzata di Roma. Al centro tanto dell'una quanto dell'altra operazione la profonda penetrazione delle mafie nella capitale.

Con l'operazione odierna la Gdf, su disposizione del Tribunale di Reggio Calabria-sezione Misure di prevenzione, ha eseguito la confisca di un ingente patrimonio costituito da società, beni immobili e disponibilità finanziarie, per un valore di oltre 3,5 milioni, direttamente e indirettamente riconducibili a due affiliati di rilievo di una delle più temibili articolazioni della ‘ndrangheta, egemone nella Piana di Gioia Tauro e con ramificazioni nella Capitale, la cosca Gallico di Palmi (Rc).

Destinatari del provvedimento giudiziario sono i pregiudicati Francesco Frisina, figlio di Domenico cl.'29, già affiliato alla cosca Gallico, ucciso il 4 luglio 1979 nell'ambito della guerra di ‘ndrangheta che sino al 1990, aveva visto coinvolte le cosche “Condello” e “Gallico” e che ha mietuto più di 50 vittime, e il nipote Alessandro Mazzullo del 1983, figlio del pregiudicato Giuseppe, classe ‘45, ritenuto dagli investigatori e dagli inquirenti uno dei “rampolli” emergenti della cosca Gallico, al quale è stato attribuito il ruolo di intestatario fittizio dell'associazione criminale a i Roma.

La confisca, propedeutica all'acquisizione dei beni nel patrimonio dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata e, quindi, dello Stato, è il coronamento delle articolate indagini economico-patrimoniali, che hanno consentito di avvalorare la continua e inarrestabile infiltrazione, da parte di soggetti appartenenti a cosche della ‘ndrangheta calabrese, nel tessuto economico e imprenditoriale capitolino.

Le indagini hanno evidenziato come la cosca, proprio grazie ai due sodali e ai legami da quest'ultimi instaurati con altri soggetti di elevata caratura criminale - a vario titolo collegati alla storica cosca Alvario nelle sue ramificazioni di Sinopoli e Cosoleto rispettivamente denominate “Carni i cani” e “Testazza o cudalonga”, già da tempo impiantati a Roma - avesse delocalizzato il proprio centro di interessi dalla Calabria alla Capitale.

Le indagini hanno svelato che Frisina e il nipote Mazzullo, in un breve lasso temporale susseguente al loro trasferimento nella capitale, sono riusciti a dar vita a una serie di operazioni finanziarie, finalizzate all'acquisizione, diretta e/o indiretta, di diversi immobili, nonché alla gestione di varie attività commerciali - in primis nel settore della ristorazione - manipolando le regole di libero mercato attraverso l'alterazione dei dettami commerciali e finanziari del contesto socio-economico romano.

Entrambi, a fronte di un'accertata esigua lecita capacità reddituale, hanno, di fatto, investito nelle citate acquisizioni immobiliari e societarie, ingiustificati e ingenti capitali, tali da far ritenere che i medesimi siano gli affidatari dei plurimi “interessi economici” su Roma della cosche calabresi di riferimento, alle quali hanno garantito il reimpiego degli indebiti proventi derivanti dalle varie attività illecite e/o “paralecite” dalle stesse poste in essere.
In particolare, sono stati sottoposti a confisca i seguenti beni intestati e/o riconducibili ai due proposti:
- quote sociali e intero patrimonio aziendale della “Macc 4 srl” di Roma, che come oggetto sociale ha acquisto, vendita e gestione di bar, ristoranti, pizzerie, rosticcerie, proprietaria del bar “Antiche mura”;
- quota pari al 30% del capitale sociale e corrispondente parte del patrimonio aziendale comprensivo dei conti correnti della “Colonna Antonina 2004 srl” esercente l'attività di “esercizio di bar - ristorante” , con sede legale a Roma, titolare - fino a novembre 2009 – del noto “Bar Chigi” in via della Colonna Antonina 33 a due passi dal Parlamento e a quattro dal Senato;
- 2 unità immobiliari - di cui un villino di pregio – in via Boccea;
- vasti appezzamenti di terreno agricolo, coltivati ad uliveto, per un'estensione di oltre 12 mila metri quadrati;
- plurimi rapporti finanziari bancari, postali ed assicurativi.
Il valore del patrimonio confiscato ammonta a oltre tre milioni e mezzo.
Per Frisina e Mazzullo è stata disposta la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per 3 anni e 6 mesi, con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza o di dimora abituale e il versamento di una cauzione di 5mila euro a testa.

r.galullo@ilsole24ore.com

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