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Questo articolo è stato pubblicato il 04 dicembre 2014 alle ore 17:58.
L'ultima modifica è del 04 dicembre 2014 alle ore 18:01.

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Nel processo di riforma delle finanze vaticane i cardinali e i funzionari impegnati nel processo di revisione degli asset hanno scoperto diversi milioni di euro che fino a oggi non apparivano nel bilancio ufficiale della Santa Sede e della Città del Vaticano. Lo ha rivelato il cardinale George Pell, Prefetto della Segreteria dell'Economia, il super-dicastero delle Finanze creato lo scorso febbraio da papa Francesco che sta accentrando tutte le principali funzioni finanziarie fino ad allora sparse tra vari enti.

In una intervista al Catholic Herald Magazine Pell ammette che si tratta di una scoperta molto positiva per le finanze vaticane (si tratta naturalmente di denaro lecito) che nella sostanza sono messe bene, a parte il fondo pensioni dei dipendenti, che deve “essere rafforzato” per garantirne la sostenibilità nei prossimi 15-20 anni.

Quello che invece mette in rilievo il cardinale australiano è che fino a oggi molti dicasteri o entri vaticani hanno difesa strenuamente la propria indipendenza, creando di fatto delle isole autonome. Pell – che ha rilasciato la sua prima intervista al Sole 24 Ore all'atto della sua nomina - non fa nomi di singoli casi, ma è noto che , per esempio, il potente dicastero delle missioni, detto Propaganda Fide, aveva un bilancio esterno a quello consolidato, potendo contare su importanti asset sia finanziari che immobiliari, utilizzati per i propri compiti.

Ora il processo di riforma in atto mira a una centralizzazione del budget e della gestione degli investimenti finanziari – con la creazione del Vatican Asset Management – e lo stesso varrà per gli immobili, con la confluenza sotto il controllo della Segreteria dell'Economia e per quanto riguarda le linee guida sotto Consiglio dell'Economia, composto da 15 membri (8 ecclesiastici e 7 laici) che si è riunito proprio tre giorni fa sotto la presidenza del cardinale Marx. Pell ha detto che nel 2015 sarà nominato il Revisore Generale, figura laica prevista dalla riforma con il compito di accertare la regolarità della gestione del denaro “pubblico”.

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