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Questo articolo è stato pubblicato il 04 dicembre 2014 alle ore 10:34.
L'ultima modifica è del 04 dicembre 2014 alle ore 20:51.

Vladimir Putin (Afp)Vladimir Putin (Afp)

«C'è poco da stare allegri», sintetizza nell'attesa il governatore di Kemerovo Aman Tuleev, uno dei politici russi di più lungo corso. Se lo Zar è preoccupato, non lo dà per nulla a vedere. E' dal magnifico Salone di San Giorgio al Cremlino, là dove vengono conferiti i più alti onori militari, che Vladimir Putin ha dato la propria risposta, al mondo e al Paese, al termine di quello che ha definito «un anno storico, e fatidico». Ed è una risposta dura e decisa. «Non si parli alla Russia da una posizione di forza», avverte il presidente. La Russia non permetterà, come non lo ha permesso a Hitler, di farsi smembrare in uno scenario jugoslavo.

Le prime parole del presidente sono una conferma della fiducia nello Stato russo, della correttezza della linea seguita con l'Ucraina, della sacralità dell'appartenenza della Crimea e di Sebastopoli alla Federazione russa. È da questo ritorno «per sempre» della Crimea alla Russia che Putin sembra voler trarre la forza per affrontare questo momento. Quanto alla crisi economica, Putin scandisce una delle armi con cui intende affrontarla: amnistia per i capitali fuggiti che rientreranno in patria. «Bisogna chiudere la pagina dell'offshore nella storia del Paese». La migliore garanzia per tenere i capitali in patria, ricorda Putin, è la giurisdizione nazionale.

Tutti quelli che contano in Russia sono lì ad ascoltarlo e lo applaudono, è il discorso annuale del presidente alla nazione ma mai, forse, Putin si è trovato di fronte a sfide così pesanti. Per questo si affretta a ringraziare i presenti per il loro «appoggio e solidarietà in momenti in cui si decide il futuro del Paese». Crisi economica e isolamento internazionale, una specie di tempesta perfetta: le sanzioni internazionali legate alla crisi ucraina, coincise con il calo dei prezzi del petrolio, hanno innescato quello, drammatico, del rublo, che aggrava l'inflazione e alimenta il rischio di una recessione. Mettendo alla prova la disponibilità dei russi – a cui il discorso arriva trasmesso da tutti i canali tv - ad accettare il prezzo della crisi che – attraverso il rublo - li tocca sempre più da vicino. E pensare che questi dovrebbero essere i giorni in cui in Russia si celebrano i (primi?) 15 anni al potere del presidente.

Il rublo
La tenuta del rublo è diventata dunque la priorità di Putin, che incarica la Banca centrale di Elvira Nabiullina di adottare «duri provvedimenti per far passare la voglia e sbarazzarsi degli speculatori. Le autorità sanno chi sono e hanno gli strumenti per influenzarli». Dopo il rimbalzo registrato mercoledì – il crollo del 6% il 1° dicembre aveva costretto Bank Rossii a tornare in soccorso della moneta, spendendo 700 milioni di dollari per arginare le perdite – pochi minuti prima del discorso di Putin la Banca centrale ha fatto sapere di «seguire la situazione» e di essere pronta a intervenire senza alcuna limitazione.

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