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Questo articolo è stato pubblicato il 06 dicembre 2014 alle ore 08:12.

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Nella galassia criminale tutti hanno un soprannome. Ce l’ha anche Fabio Gaudenzi, detto «Rommel», arrestato nell’operazione «Mondo di mezzo» della Procura di Roma.

Non deve essere scaltro quanto il feldmaresciallo tedesco che per la sua maestria fu battezzato la «volpe del deserto», se è vero che, appena uscito di galera, il 4 aprile 2012, si ricongiunge ai vecchi amici.

A partire dal «cecato», quel Massimo Carminati, presunto boss di Mafia Capitale, al quale chiede il permesso di ritornare a delinquere.

Per la Procura di Roma «si occupa in particolare del riciclaggio e del reinvestimento dei proventi delle attività dell’associazione».

Il passato violento

Il passato di Gaudenzi è scolpito nell’estrema destra degli anni 80-90: dapprima nel gruppo «Opposta fazione» della tifoseria romanista e successivamente nel «Movimento politico occidentale» di Maurizio Boccacci. Il 23 giugno 1994, durante un colpo ad una filiale della Banca commerciale italiana, nel corso del quale rimasero uccisi un rapinatore e una guardia giurata, fu ferito gravemente al collo. Arrestato, fu condannato a 21 anni per omicidio doloso e rapina.

Qui Londra

Non bastassero dunque attività commerciali, proprietà immobiliari, imprese già acquisite o create dal nulla a Roma da «Mafia Capitale» nel corso dei decenni, a «Rommel» vengono affidate alcune chiavi del riciclaggio anche internazionale e lui ricambia con operazioni ardite e spericolate. Ma non fa nulla: è il confidente fidato di Carminati e delle sue iniziative economiche, dell’acquisto di un’abitazione a Londra nel quartiere di Notting Hill, del proposito di effettuare investimenti nella città inglese e inserirci il figlio del presunto boss.

Gaudenzi investe a Roma, come dimostra l’acquisizione di una società che gestisce uno dei locali più alla moda della movida capitolina ma i suoi pallini fissi sono Africa, Bahamas e il Brasile.

Mal d’Africa

Gli investigatori lo intercettano il 29 aprile 2014 mentre pianifica un viaggio in Africa per un’operazione speculativa connessa all’acquisto di un’ingente partita di oro e preziosi, alla quale erano stati interessati i vertici del sodalizio, ai fini del finanziamento di una quota mancante. L’imprenditore con il quale stava tentando di organizzare l’affare, qualche tempo prima si era lasciato andare ad una confessione: «È il business più importante della mia vita» che, a suo dire, gli avrebbe consentito di guadagnare 20 milioni di dollari all’anno. Alle 11.17 del 16 giugno 2014 Gaudenzi viene invece intercettato mentre parla di affari con un capo del gruppo degli albanesi a Roma: non usa il cellulare ma una linea fissa del Burundi.

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