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E ora cosa ci aspetta? Ecco dieci trend del 2015

Venti giorni alla fine del 2014: un Natale cauto, si prevede, niente spese folli (anche l'albero di Natale diventa più basso, stima Coldiretti). Poi il 2015, anno di timida ripresa, e cos'altro? Soldi, politica, benessere: dieci tendenze nell'anno che verrà

10. Trend 2015 / Spettacoli: Hollywood made in China

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La Cina non è più vicina, è qui con noi: è un investitore importante in Europa (primo beneficiario la Gran Bretagna), e in diversi settori dalla manifattura e dell'energia. Nel 2014 è stata protagonista di primo piano anche sulla piazza finanziaria americana con la quotazione-evento di Alibaba, gigante di e-commerce. Prossimo passo sembra una presenza più massiccia nello show business americano. DMG Entertainment, la società di produzione cinese di film e tv che ha cofinanziato Iron Man 3 (nella versione cinese del film, più lunga di otto minuti, è stato aggiunto un personaggio intepretato da una pop star del posto ndr), lavora ad acquisizioni ed accordi di coproduzione a Hollywood, una strategia che serve alla crescita finanziaria in patria, mercato da un miliardo e mezzo di persone con un ceto medio in crescita attratto sempre più da consumi occidentali.

Nel settembre scorso, Dan Mintz, amministratore delegato di DMG, ha annunciato imminenti acquisizioni di major: ufficialmente la DMG si propone di facilitare l'ingresso delle aziende americane in Cina (Hollywood cerca di penetrare un mercato nell'ultimo anno cresciuto del 27% al box office). Interessante però vedere, oltre all’aggiunta di personaggi locali, se e come saranno adattate le trame vista la censura del regime.

Finora gli investitori cinesi di film americani si sono lamentati del product placement, assolutamente non adeguato. Lagnanze economiche quindi. Una catena di takeaway cinese specializzata in collo di anatra, ad esempio, si è detta «molto insoddisfatta» per l’apparizione di soli tre secondi della sua carne in un congelatore diTransformers 4: Age of Extinctiondi Michael Bay. Il Wulong Karst National Park aveva addirittura ipotizzato di far causa ai produttori americani dello stesso film perché hanno sbagliato a rafffiguare il vero logo del parco dando l’impressione che fosse vicino a Hong Kong e non a 700 miglia (1,126 chilometri) di distanza come in realtà è.

La stampa occidentale però ha visto altro, un’inversione di prospettiva che riguarda il contenuto dei blockbuster: Variety, settimanale americano dell’entertainment per definizione, 104 anni di storia, ha notato che Trasformer celebra sullo schermo «il patriottismo cinese, non quello americano». La democrazia made in Usa è rappresentata da un idiota che guida la Cia costretto a correr dietro a un presidente inutile, mentre il governo cinese fronteggia l’invasione degli alieni in modo efficiente e disciplinato.

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