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Questo articolo è stato pubblicato il 07 dicembre 2014 alle ore 15:09.
L'ultima modifica è del 08 dicembre 2014 alle ore 08:42.

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Federico Pizzarotti (LaPresse)Federico Pizzarotti (LaPresse)

Domenica di fuoco, per il M5S. Da una parte il “Pizzarotti Day”, con il sindaco di Parma che dalla sua città chiama a raccolta 400 persone e marca la sua differenza dalla leadership, ma nega la volontà di strappi. Dall’altra parte Beppe Grillo che in un videomessaggio pubblicato sul blog precisa: «Ebbene sì! Sono vivo e più vivo che mai, cari amici. Nonostante questo tentativo di seppellimento mio, di Casaleggio, del Movimento 5 Stelle». E rilancia: « È l’inizio di una nuova fase straordinaria per il M5S».

Grillo: sono vivo più che mai, nessun passo indietro
«C’è un ribaltamento della realtà», dice Grillo. «I morti vogliono seppellire i vivi. I morti come Marino e Renzie vogliono seppellire movimenti della società civile. Non ce la faranno mai. Non ho fatto un passo indietro, ne ho fatto uno avanti!». Una replica in piena regola anche a Pizzarotti, che sulla leadership del Movimento aveva rimesso ogni decisione nelle sue mani: «Grillo ha sempre detto che prima o poi si sarebbe fatto da parte, lo deciderà lui quando sarà il momento, o lo decideremo insieme». Poi, quasi a spiegare perché ha scelto di nominare un direttorio, Grillo sottolinea: «Il Movimento 5 Stelle è andato avanti! È un movimento complicato, con migliaia di consiglieri comunali e regionali, centinaia di parlamentari, decine di europarlamentari. Non potevo avercelo sulle spalle solo io o Casaleggio, stiamo distribuendo competenze e responsabilità. Ora ce ne sono altri cinque, poi saranno dieci, venti, trenta, quaranta». La prima battaglia sarà quella contro l’euro: «Il 13 dicembre faremo i banchetti per il referendum per uscire dall’euro e io sarò in prima fila al gazebo di Genova. La situazione ormai è drammatica: ci aspetta o il default e la catastrofe economica o uscire dall’euro, non ci sono altre alternative».

Pizzarotti: messaggio positivo
«Quello di Grillo mi sembra un messaggio positivo», commenta Pizzarotti. Che alla convention promossa all’Hotel Villa Ducale della sua città (ufficialmente per affrontare il tema dello Statuto del Comune di Parma e i referendum dei cittadini a quorum zero) ha fatto il pienone: 400 attivisti e un centinaio in lista di attesa dalla mattina. Molti in piedi ad ascoltare, per quella che da molti è stata considerata come una «prova generale del dissenso» interno al Movimento, dopo i conflitti scatenati dalle espulsioni. «Io ho paura di perdere posti negli asili, non ho paura della scomunica», ha detto il sindaco. Che però ha escluso scissioni: «Non vado da nessuna parte. Sono nel M5S e vorrei che il Movimento si riconoscesse nel lavoro che faccio». Ma «dobbiamo riprendere in mano ciò che abbiamo aiutato a costruire: Grillo ha fatto sicuramente tanto, senza di lui non ci saremmo, ma il Movimento siamo tutti noi».

Il direttorio non partecipa
A Parma i cinque del “direttorio” di Grillo non sono andati, così come il leader e Casaleggio. Tra i parlamentari, erano presenti Giulia Sarti, Tancredi Turco, Gessica Rostellato, Eleonora Bechis, Walter Rizzetto, Marco Baldassarre, Mara Mucci. «No, non li ho sentiti, ho sentito Di Maio», ha risposto Pizzarotti a chi gli ha chiesto se avesse sentito Grillo e Casaleggio. In precedenza, Pizzarotti aveva detto di aver parlato con il parlamentare Luigi di Maio: «Mi ha chiamato per chiarire», aveva sottolineato. «Coerenza vorrebbe che le espulsioni possano essere ridiscusse: c’è un concetto di regole più alto», ha aggiunto il sindaco a margine dell’incontro.

Sarti: togliere il nome di Grillo dal simbolo
Non sono mancate proposte eclatanti. Come quella della deputata Giulia Sarti, che ha suggerito di togliere il nome di Beppe Grillo dal simbolo del M5S. «Teniamo conto che la proprietà del simbolo M5S è di Grillo. Sul simbolo c’è scritto beppegrillo.it; è una cosa da discutere». «Il M5S come era nato ed era stato pensato non esiste più, ormai è un’altra cosa», è invece lo sfogo del deputato Cristian Iannuzzi a margine della convention. «Grillo ha violato un accordo», sottolinea Iannuzzi riferendosi al “direttorio”, «una struttura intermedia che nell’idea di democrazia diretta non esiste». «Per questo motivo sono pronto a dimettermi da parlamentare - conclude - e ho chiesto alla base. Se vogliono che lasci, lo farò. Se dicono no? Combatterò finché posso e mi cacceranno».

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