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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2014 alle ore 09:40.
L'ultima modifica è del 09 dicembre 2014 alle ore 13:56.

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Antonis Samaras (Epa)Antonis Samaras (Epa)

L'Eurogruppo ha deciso lunedì sera di allungare di due mesi il programma di aiuti alla Grecia in modo da consentire al paese di terminare i negoziati con la Troika su un nuovo pacchetto di misure di austerità che il premier conservatore Antonis Samaras osteggia perché teme la sconfitta alle possibili elezioni anticipate.

Il programma prevedeva la concessione di un nuovo prestito da sette miliardi di euro prima della fine del mese e prima della concessione della linea precauzionale che ne dovrebbe prendere il posto. Lo scontro è su un presunto buco di bilancio che l'Fmi valuta di 1,7 miliardi nel 2015. Briciole di fronte ai 240 miliardi di euro fin qui messi sul piatto. L'accordo non sarà possibile perché manca ancora una intesa con i creditori internazionali su un ultimo round di misure in tema previdenziale e sull'aumento dell'Iva.

Samaras deve raggiungere 180 voti, i due terzi, per votare nel Parlamento monocamerale il nuovo presidente della Repubblica. La prima votazione è stata anticipata al 17 dicembre, la seconda il 22 e la terza il 29 dicembre. L'ultima è la votazione decisiva e se non va in porto prevede il ricorso alle elezioni anticipate che potrebbero tenersi il 1° febbraio. A quel punto Siryza, il partito della sinistra radicale di Alexis Tsipras, con sette punti di vantaggio nei sondaggi su Nea Dimokratia, potrebbe risultare il primo partito della Grecia e riaprire il vaso di Pandora della permanenza nell'euro del Paese mediterraneo.

Se dovesse vincere Siryza chiederebbe alla troika di porre fine alle politica di austerità e di ristrutturare al 70-80% il debito pubblico greco. Di fronte a questo scenario Samaras ha deciso di giocare di anticipo sperando che di fronte all'ipotesi di vittoria di Siryza la troika ammorbidisca le sue pretese, i deputati dei piccoli partiti e gli indipendenti confluiscano nei 155 della maggioranza raggiungendo i 175 parlamentari. A quel punto gli mancherebbero solo 5 deputati e la pressione per non far cadere il governo potrebbe convincere le opposizioni ad evitare il salto nel buio.

Un gesto rischioso ma d'altra parte Samaras è il politico che, quando era all'opposizione, di fronte alle richieste dell'ex premier socialista George Papandreou che gli chiedeva di appoggiare le politiche di risamento in un governo di unità nazionale rispose di no e fece cadere Papandreou per poi prenderne il posto e seguire la medesima politica di austerità che prima osteggiava.

Ora tocca a Tsipras fare la stessa machiavellica politica di Samaras per farlo cadere e sostituirlo alla guida del Paese. Tsipras, una volta al governo, potrebbe rivelarsi meno radicale di quanto si mostri oggi all'opposizione. È possibile, ma resta il fatto che il mondo politico greco sta mettendo in scena una commedia che potrebbe finire in tragedia.

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