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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2014 alle ore 12:02.
L'ultima modifica è del 09 dicembre 2014 alle ore 13:09.

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Il presidente ucraino Petro Poroshenko con il presidente di Singapore Tony Tan Keng Yam (Epa)Il presidente ucraino Petro Poroshenko con il presidente di Singapore Tony Tan Keng Yam (Epa)

Il 5 settembre scorso governo ucraino, separatisti filorussi dell’est, e una rappresentanza russa hanno firmato un cessate il fuoco sotto egida Osce che ha messo fine al conflitto europeo più grave dalla fine della Guerra Fredda. Molti osservatori si sono però accorti presto che le violenze non sono mai finite, il 4 dicembre è stato necessario firmare una nuova tregua in un clima quasi sotto tono nell’indifferenza dei più o almeno non con l’attenzione mediatica che ha avuto la tregua di settembre a Minsk, Bielorussia, fedele alleato del presidente russo Vladimir Putin. Oggi si vede la conseguenza cruciale di quella firma: l'Ucraina ha cominciato a ricevere le prime forniture di gas russo dalla loro interruzione a giugno, rende noto l'operatore pubblico dei gasdotti ucraini Ukrtransgaz. E da Singapore il presidente ucraino Petro Porochenko conferma oggi che il cessate il fuoco sta funzonando. «Da un'ora e mezza abbiamo decretato il cessato il fuoco. In questo lasso di tempo non si sono uditi colpi di armi da fuoco e nessun soldato è stato ucciso».

Due tregue e rinvio dei negoziati al 12 dicembre
La nuova tregua entrata in vigore tra Kieve ed i separatisti filo-russi nell'Ucraina orientale alle 8 ora italiana sta dunque reggendo, anche se i nuovi negoziati di Minsk (dove il 5 settembre venne firmato il primo cessate il fuoco mai rispettato) previsti per oggi sono stati rinviati al 12 dicembre. Le Nazioni Unite hanno stimato che dall'entrata in vigore della prima tregua sono rimaste uccise 1.000 persone mentre 4.300 sarebbero le vittime degli scontri dall'inizio del conflitto a marzo.

Il premier ucraino sfida la Russia: costruiremo il muro
Nel giorno in cui sembra reggere finalmente la tregua nelle regioni orientali ucraine di Donetsk e Lugansk, però, il premier ucraino, Arseniy Yatsenyuk, torna ad alimentare la tensione con la Russia. Il primo annuncio riguarda un faraonico progetto da 8 miliardi di grivnie (451 milioni di euro) per costruire un muro di difesa lungo il confine con la Russia nei prossimi 4 anni; e l’annuncio che l'Ucraina spenderà il 5% del suo Pil in armi.

Il governo ucraino - annuncia Yatsenyuk - rinuncerà infine al suo attuale status di «Paese non allineato» e definirà piani annuali di collaborazione con la Nato oltre a confermare l'obiettivo finale di un ingresso a pieno titolo nell' Ue. Da ultimo Kiev citerà in giudizio Mosca alla Corte internazionale di Giustizia Onu dell'Aja per violazione della convenzione contro il terrorismo. In sintesi Yatsenyuk ha annunciato da Kiev, mentre il presidente Poroshenko dice tutt’altro, tutta una serie di passi destinati ad alimentare lo scontro con Mosca.

La partita diplomatica fra Mosca e Berlino
La Russia si dice preoccupata di quello che descrive come un cambio di atteggiamento della Germania di Angela Merkel che sarebbe passata dal «giocare un ruolo molto costruttivo» di mediatore nelle relazioni tra l'Ue e Mosca e la Russia e l'Occidente, «all'impartire ordini». Lo dice il potente ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, sottolineando come la Russia si sia irritata per le accuse di Merkel alla Russia di interferire negli affari interni di Paesi che stanno cercando di stringere legami più forti con l'Unione europea. Riferimento all'Ucraina e all'allineamnto di Berlino sulle posizioni Usa. «Non possiamo non esprimere la nostra preoccupazione per ciò che i nostri colleghi tedeschi stanno facendo. Se la Germania deciderà di iniziare ad impartire ordini nessuno ne trarrà vantaggi, né l'Europa né la stessa Germania».

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