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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2014 alle ore 11:57.

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LONDRA - Largo ai giovani: il leader laburista britannico Ed Miliband ha promesso di abbassare l'età del voto da 18 a 16 anni. Se il partito vincerà le elezioni del maggio prossimo e andrà al Governo, le regole verranno cambiate subito per permettere ai sedicenni e diciassettenni di votare già nelle amministrative e nel voto per eleggere il sindaco di Londra nella primavera 2016.

«Vuole essere un segnale di fiducia nei nostri giovani - ha spiegato Miliband –. Vogliamo impegnarci per sentire di più la voce dei ragazzi, perché abbiamo bisogno di sentirla. La Gran Bretagna può avere successo come Paese solo se diamo ai nostri giovani la possibilità di realizzare il loro potenziale e giocare un loro ruolo. In una democrazia come la nostra é giusto sentire la loro opinione quando vengono prese decisioni che influenzano il loro futuro».

Se i laburisti dovessero andare al Governo, circa 1,5 milioni di ragazzi britannici entrerebbero a far parte dell'elettorato. D'altronde, come sottolinea il partito, i sedicenni e diciassettenni in Gran Bretagna possono già lavorare, vivere da soli, pagare le tasse, sposarsi e diventare soldato, quindi dar loro il diritto di voto è logico. Il partito laburista intende promuovere un programma di informazione nelle scuole britanniche per preparare i giovani al voto.

L'obiettivo, ha spiegato Miliband, è anche coinvolgere i ragazzi nella vita del Paese in un periodo in cui «troppi giovani stanno voltando le spalle alla politica, che è un male per la politica ma anche un male per loro. La ragione è che troppo spesso i giovani vengono ignorati dai politici perché sanno che non possono votare, o presumono che non si prenderanno la briga di votare». Il tasso di astensione è più alto tra i giovani solo perché si sentono esclusi, secondo Miliband, che ha fatto l'esempio positivo di Paesi come la Germania, l'Austria e la Norvegia dove i sedicenni hanno da tempo il diritto di votare.
Il referendum per l'indipendenza della Scozia del settembre scorso è stato la prima occasione in cui i sedicenni e diciassettenni hanno avuto il diritto di voto, limitato ai residenti in Scozia. La contestata decisione era stata presa dal Partito nazionalista scozzese che puntava sul “patriottismo” dei giovani. «I ragazzi di 16 e 17 anni sono cittadini seri, impegnati e pieni di passione civica - aveva dichiarato Alex Salmond, all'epoca leader dell'Snp e architetto del referendum –. Non c'è una sola ragione credibile per negare loro il diritto di voto». Salmond aveva chiesto a Londra di seguire il suo esempio abbassando l'età del voto a 16 anni anche in Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord in tempo per le elezioni politiche del 2015.

I conservatori si sono schierati contro l'estensione del voto ai giovani, mentre i liberaldemocratici sono a favore. Per ora solo i laburisti si sono impegnati a cambiare le regole in tempi stretti. La decisione di Miliband di schierarsi con Salmond su questo fronte potrebbe avere un peso dopo le elezioni del maggio prossimo, dato che l'ex leader dell'Snp è candidato a un seggio a Westminster e il suo partito potrebbe essere l'ago della bilancia in un voto che si prevede molto incerto. I sondaggi di opinione puntano a una vittoria laburista ma non a una maggioranza assoluta, quindi una coalizione Labour-Snp non è da escludere.

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