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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2014 alle ore 20:14.

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(Reuters)(Reuters)

NEW YORK – Seimila pagine di torture e brutalità. Di insabbiamenti e inganni. Il rapporto del Senato americano sulla Central Intelligence Agency all'indomani degli attentati dell'11 settembre 2011 è più d'una relazione d'inchiesta, è un'enciclopedia di spietati interrogatori condotti su terroristi o sospetti tali in una rete di carceri segrete sparse per il mondo. Nonostante tra gli stessi responsabili del “programma” emergessero pesanti denunce della loro inutilità. E mentendo apertamente sia al Parlamento che alla stessa Casa Bianca di George W. Bush, che pure li aveva autorizzati, sui dettagli e gli aspetti più violenti.

Il voluminoso j'accuse è rimasto tuttora coperto da molti segreti, evitando accuratamente di menzionare nomi e luoghi che possano mettere in pericolo la sicurezza di personale o di ostaggi statunitensi. Ma ieri la Commissione di Intelligence del Senato, dopo due anni di rinvii a causa di tesi negoziati con i servizi segreti sul conenuto del rapporto, ha pubblicano un ampio riassunto di quasi 600 pagine del totale di seimila pagine scottanti, scaturite da un'esame di sei milioni di documenti interni della Cia costato quasi 50 milioni di dollari e durato conque anni.

Il rapporto si legge come un lugubre “dizionario” delle torture, che la Cia ha sempre riufitato di definire tali parlando invece di tecniche “rafforzate” per gli interrogatori: prigionieri privati del sonno per un'intera settimana. Annunci che sarebbero stati uccisi. Metodi di “alimentazione e idratazione rettale” per ottenere il totale controllo sul detenuto. Oltre al già noto “waterboarding”, la ripetuta immersione in vasche al limite dell'annegamento.

Quest'ultimo metodo sarebbe stato utilizzato su un numero di detenuti nettamente superiore ai tre riconosciuti finora dalla Cia e in località dove aveva smentito che fosse praticato. Una foto allegata al rapporto mostra l'apparato in una prigione chiamata Salt Pit, il pozzo di sale, in Afghanistan, cogliendo in flagrante i servizi segreti. Secondo testimonze di ex funzionari dei servizi, i prigionieri venivano trattati a volte “come cani”.

L'accusa più grave è però forse quella rivolta all'utilità del programma di torture. L'amministrazione Bush, dal presidente al vicepresidente Dick Cheney, ha ripetutamente difeso le tecniche affermando che anche l'uccisione di Osama bin Laden sotto Barack Obama era stata in realtà il risultato di informazioni raccolte durante gli interrogatori segreti. Il rapporto nega: afferma che i direttori della Cia avevano in reltà gonfiato ad arte il valore del programma sia al cospetto della Casa Bianca che del Congresso.

I senatori metteno in dubbio le parole di uno dei direttori della Cia, Michael Hayden: stando alla sua versione un terrorista, Abu Zubaydah, aveva cessato di collaborare e questo aveva richiesto interventi speciali. Ma documenti della Cia rivelano che Zubaydah non aveva mai smesso di cooperare, piuttosto la Cia credeva che non avesse rivelato tutto. Il Senato cita inoltre il responsabile del sistema di interrogatori nelle prigioni segrete: dopo dieci mesi, nel gennaio 2003, definì le torture “un disastro in attesa di accadere” con cui non voleva più nulla a che fare. Il suo giudizio derivava da settimane di brutali interrogatori di Abd al-Rahim al-Nashiri, sospettato in letali attentati contro ambasciate e navi americane.

Il suo parere contrastava apertamente con quello di altri, evidenziando le dure polemiche dentro la stessa agenzia: due psicologhi militari dietro al waterboarding, James E. Mitchell and Bruce Jessen, erano convinti che questo e altri prigionieri avrebbero rivelato molto di più – il “desiderato grado di cooperazione” nelle parole di Jessen – infiggendo loro maggiori dosi di dolore e privazioni. I critici e gli scettici venivano liquidati come “donnicciuole”. La Cia ha finora indicato che nelle prigioni segrete sono stati detenuti meno di cento individui, mentre il rapporto ha trovato prove della presenza di almeno 119 persone.

Un altro segno che la supervisione del programma e dei suoi risultati era ampiamente assente, aggravate dagli sforzi della Cia di ostacolare non solo il Congresso ma anche l'ispettore generale interno ai servizi segreti. E assieme a brutalità e insabbiamenti, il rapporto accusa la Cia di incompetenza e inadeguata preparazione alla gestione degli interrogatori di terroristi passando al setaccio venti casi. Il programma degli “interrogatori speciali” venne poi cancellato da Barack Obama, che defini' i metodi utilizzati alla stregua di torture affiancato da un influente esponente repubblicano quale il senatore John McCain.

Il veterano di guerra MCCain, che fu torturato in Vietnam, ieri ha ribadito che “la tortura danneggia la nostra reputazione e la nostra sicurezza nazionale producendo informazioni false”. Ma la battaglia che ha preceduto e seguito la pubblicazione degli estratti del rappprto odierno ha mostrato come la ferita sia ancora aperta e il dibattito per nulla concluso. Anche se il Dipartimento della Giustizia aveva già escluso in passato incriminazioni.

Gli esponenti repubblicani della Commissione di Intelligence si sono rifiutati di partecipare alla stesura del rapporto, considerato troppo critico. La Cia, da parte sua, ha risposto che il rapporto “non è accurato perchè gli iniziali difetti di gestione del programma non rimasero tali”. E l'attuale direttore dei servizi segreti John Brennan ha difeso i risultati di intelligence così ottenuti, definendoli “di valore”.

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